Una mobilità sostenibile è possibile

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Le politiche ambientali attuate hanno portato il comune di Capannori a raggiungere risultati di assoluto valore regionale e nazionale e con una crescente partecipazione dei cittadini
Intervento di Alessio Ciacci su Arcipelago, periodico del Comitato territoriale di Lucca dell’ARCI
È interminabile l’elenco di studi, ricerche, tesi che a livello scientifico dimostrano l’insostenibilità dell’impatto ambientale del nostro modello di sviluppo. Un’insostenibilità che impone un ripensamento degli attuali modelli di vita e delle scelte politiche per modificare ed attutire l’impatto dei principali fattori di inquinamento, se vogliamo permettere il diritto alla vita per le prossime generazioni. A livello europeo i dati parlano chiaro: i trasporti rappresentano la prima voce in assoluto per la produzione di inquinamento atmosferico con il conseguente aumento delle malattie (asma, faringite, bronchite, laringite, insufficienza respiratoria) e delle morti, solo in Italia dai 30.000 ai 40.000 all’anno. Sono i trasporti infatti che producono la gran parte di polveri, ossidi di azoto, ossidi di carbonio e COV (composti organici volatili), le maggiori sostanze inquinanti presenti nell’aria, che danneggiano la salute e l’ambiente.
In Italia, paese con 57 milioni di abitanti, circolano oltre 48 milioni di veicoli (35 milioni di autovetture, 4 milioni di autocarri, 9 milioni di motocicli): un veicolo ogni 1,2 abitanti. Il principale motivo per cui l’aria che respiriamo è inquinata sono i 48 milioni di tubi di scappamento che vomitano i loro gas nocivi nella nostra aria, nel nostro ambiente. Alcuni scienziati hanno cercato di calcolare anche quanto è il “peso” dell’automobile sull’ecosistema Terra, la sua impronta ecologica (superficie che viene impegnata per produrre le risorse necessarie alla costruzione di un veicolo e al suo smaltimento). Questo studio dimostra che con l’utilizzo di una sola automobile ognuno di noi avrebbe terminato la sua impronta ecologica per soddisfare tutti i suoi bisogni (senza dunque poter mangiare, vestirsi, acquistare energia…) per un’intera vita. Oggi solo l’8% degli abitanti del mondo possiede un’automobile, in Italia è il 61%. In Cina vi è un’auto ogni 100 abitanti.
L’energia che alimenta la mobilità in Italia deriva ancora quasi interamente dal petrolio. La Svezia ha approvato un Piano secondo il quale nel 2020 non userà più petrolio per produrre energia elettrica, come carburante e come combustibile per il riscaldamento. Il paese scandinavo è all’avanguardia nella riduzione del consumo di petrolio (ne consuma la metà della media europea), nel risparmio energetico (per esempio impiega in media 5 litri di gas per riscaldare 1 mq di abitazione, in Italia siamo sopra i 20 litri) e nell’uso delle energie rinnovabili (è il paese europeo che usa di più l’energia solare). La Svezia ha già deciso anni fa di uscire dal nucleare. E l’Italia che fa? Ridiscute dell’energia nucleare. In Italia solo il 9% delle merci viaggia su treno, mentre in Francia il 24%, in Germania il 22% in Svizzera il 50%. Occorre dunque una politica forte, urgente ed incisiva per potenziare il trasporto su ferro e su acqua che sono meno inquinanti e più efficienti, potenziare i mezzi pubblici: più autobus, tram, metrò, funicolari; più corsie preferenziali protette per avere orari certi e frequenti; incentivi per gli abbonamenti; limitare le aree di parcheggio nelle zone centrali e adottare tariffe di sosta che scoraggino l’uso di auto e moto; impedire i flussi di attraversamento delle città; creare zone a traffico limitato, percorsi e isole pedonali, piste ciclabili; limitare gli accessi in città tramite il potenziamento del trasporto pubblico extraurbano, la connessione tra diverse modalità di trasporto, la creazione di parcheggi di interscambio periferici; diminuire l’uso dell’auto per gli spostamenti casa-lavoro tramite l’organizzazione di opportuni provvedimenti (autobus aziendali, navette tra ferrovie o metrò e luogo di lavoro, car-pooling ecc.) da parte del “mobility manager aziendale” previsto dal Decreto Ministeriale 27/3/98.
Le grandi scelte devono essere prese indubbiamente a livello nazionale, c’è però un importante livello di responsabilità personale che ci deve spingere ad utilizzare sempre meno l’auto e di più i mezzi pubblici o la bicicletta. Ma anche la nostra provincia è interessata dal dibattito politico ed istituzionale su come investire nella mobilità del futuro e che Arcipelago ha riportato in uno degli scorsi numeri. Per trovare soluzioni ad una migliore mobilità c’è ancora chi guarda al futuro con lo sguardo rivolto al secolo scorso, individuando nella viabilità gli unici investimenti possibili e risolutivi del problema mobilità. Non capiscono che è un autogoal perché ciò, oltre ad essere una scelta ambientalmente insostenibile, non sarà nemmeno possibile per la progressiva diminuzione del petrolio disponibile ed il suo costo sempre più elevato. Non esistono dunque soluzioni sostenibili alla mobilità privata, come la scelta elettrica o dell’idrogeno, occorre investire nella mobilità collettiva sempre più e meglio. Dopo un lavoro comune che ha interessato alcuni sindaci ed il presidente della Provincia di Lucca nella riflessione sui famosi assi viari, su cui ancora si attende la progettazione Anas, i consigli comunali di Lucca e Capannori si sono espressi, ma con evidenti differenze di visione strategica. Per tutti i consiglieri di Lucca (ad eccezione di Antonio Sichi) e per i consiglieri di centro-destra di Capannori la priorità è investire sulle strade e sull’asfalto e poi, in un secondo momento, pensare a migliorare anche le alternative possibili con i soldi che, forse, avanzeranno.
Per la coalizione del centrosinistra di Capannori invece questa logica non funziona, non ha futuro, non ha una strategia attenta né all’ambiente, né alle future generazioni, né alle migliori strategie (economiche, sociali, ambientali e politiche) per il nostro futuro comune. L’ordine del giorno votato dalla maggioranza di Capannori afferma: “È necessario evitare in ogni modo la politica dei due tempi che individui la priorità nella realizzazione degli assi viari e solo successivamente l’intervento strutturale e radicale per il potenziamento della mobilità alternativa. È invece indispensabile, prioritaria ed urgente una politica di più ampia prospettiva per la riduzione del traffico su gomma attraverso l’aumento del trasporto ferroviario delle merci e per la promozione di un modello di nuovi stili di vita che sappiano promuovere una nuova e diversa cultura della mobilità”. A Capannori gli interventi dell’opposizione su questo importante tema (così come del resto è successo per la Variante al Regolamento Urbanistico) dimostrano chiaramente come la destra di Capannori non si interessi minimamente alla questione ambientale. Nei giorni scorsi Ceccarelli (Udc) ha dichiarato che il “Comune paralizza lo sviluppo”. Ma di quale sviluppo parla Ceccarelli? Della cementificazione selvaggia approvata dalla precedente amministrazione. Di strade che vorrebbe costruire indipendentemente dal loro impatto ambientale, dal loro tracciato, dalla possibile devastazione di aree verdi, e indipendentemente dal fatto che il futuro sarà sempre orientato al consumo di petrolio visto le continue impennate dei costi del greggio a livello mondiale.
Noi abbiamo un’altra idea di futuro. Il nostro contributo all’amministrazione di Capannori è sempre stato orientato a costruire una politica attenta all’ambiente, ai bisogni dei cittadini e alla massima partecipazione per costruire una politica che guardi al futuro con il più ampio coinvolgimento possibile. Con le politiche ambientali rivolte a ridurre sempre di più l’impatto ambientale dei nostri stili di vita (acqua, rifiuti, energia) in questi anni a Capannori si sono ottenuti ottimi risultati, che hanno portato il Comune a raggiungere primati a livello regionale e nazionale con una grandissima e sempre crescente partecipazione da parte della cittadinanza. Questo è il futuro in cui noi crediamo, quello della partecipazione, della sostenibilità, dei prodotti locali, del riciclo degli scarti e di un mondo meno inquinato. Solo in questo modo, secondo noi, la politica può dimostrare l’importanza della sua missione, cercando di costruire un futuro migliore per noi, per le future generazioni, per l’economia locale e per l’ambiente, il bene comune più importante.