Toscana, allarme per la siccità. Pronti a togliere l’acqua di notte

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Toscana, allarme per la siccità. Pronti a togliere l’acqua di notte

Toscana, allarme per la siccità. Pronti a togliere l’acqua di notte
Riveliamo il piano della Regione: campagna choc contro gli sprechi
ACQUA: è già emergenza. Arezzo, Firenze, Prato, Pistoia e Pisa, ossia le province rifornite dall’Arno, dove vivono oltre due milioni di toscani, hanno riserve per non più di due mesi. Ottanta giorni se va bene. Nel cuore di Firenze, la portata dell’Arno rischia di scendere a meno di tre metri cubi al secondo: provocando un paesaggio spettrale e uccidendo tutte le forme di vita sommersa.
Limitate anche le prospettive di approvvigionamento per Siena, Grosseto e per la costa, in particolare Livorno e Pisa. Lievemente migliore è la situazione in provincia di Lucca: il bacino del Serchio può avere autonomia fino a settembre. La Regione ha creato una cabina di regìa per monitorare la situazione ora per ora. E ha un piano che comprende anche il razionamento: se pioverà poco nelle prossime settimane, verrà deciso di non erogare l’acqua la notte. E stop agli attingimenti, con forti sofferenze per l’agricoltura.
Non basta: fra pochi giorni scatterà una campagna per risparmiare acqua: manifesti per le strade, grandi spazi pubblicitari sui giornali, messaggi alla radio e alla televisione. Dove spiccherà un «decalogo» con consigli spiccioli: tipo l’inserimento del doppio scarico negli sciacquoni. E multe agli spreconi.
Non mancheranno gli investimenti: nei dissalatori e in nuovi invasi. E aumenteranno le bollette dell’acqua, già fra le più alte d’Italia.
Tutto questo, che assomiglia a un bollettino di guerra, viene dal vertice di ieri a La Nazione, dove abbiamo riunito, intorno al tavolo della nostra sala di presidenza, Anna Rita Bramerini, assessore regionale all’Ambiente; Gaia Checcucci, segretario dell’Autorità di bacino dell’Arno; Raffaello Nardi, segretario dell’Autorità di bacino del Serchio; Giovanni Menduni, esperto di protezione civile ed ex segretario ddidiell’Autorità dell’Arno; Giampiero Maracchi, meteorologo e climatologo del Cnr.
Anna Rita Bramerini: «Dopo aver valutato che, da settembre 2011 a marzo 2012, è piovuto il 70% in meno, la Regione ha deciso un immediato piano d’azione. Di cui la campagna contro gli sprechi sarà solo il primo atto concreto. Sì, pensiamo a possibili stop programmati nelle ore notturne. E naturalmente abbiamo deciso interventi per le situazioni già critiche: sono stati ridotti di 1.300 metri cubi al secondo gli svasi dalla diga di Montedoglio verso il Tevere; dall’Arno ci siamno preoccupati di prendere 4 milioni di metri cubi d’acqua, accumulati come riserva da distribuire agli acquedotti di Arezzo e Siena».
Gaia Checcucci: «Bilancino, la grande riserva per Firenze, Prato, Pistoia e parte della provincia di Pisa, contiene appena 37 milioni di metri cubi d’acqua su una capacità di 69. Significa che ci resta un’autonomia di poco più di 20 milioni di metri cubi: perché nell’invaso non può restare una riserva sotto i 10 milioni. E’ una situazione mai registrata: pensate che nel 2002, quando piovve poco, come in quest’autunno-inverno 2011-2012, l’invaso si era mantenuto a quota 48 milioni, cioè in ragionevole sicurezza. Ora è crisi vera».
Giovanni Menduni: «Mi preoccupa molto l’approvvigionamento, ma vorrei puntare l’attenzione anche su un altro aspetto: l’acquedotto dell’Anconella ’beve’ 3-4 metri cubi al secondo dall’Arno. Ossia acqua che, in parte, viene restituita a valle, dopo San Colombano. Il punto è che nel cuore di Firenze, davanti agli Uffizi e sotto Ponte Vecchio, fino alle Cascine, l’Arno rischierà di diventare un rigagnolo, un fiume morto: con danni irreparabili per la fauna ittica, per i pesci, ma anche per il paesaggio. Immaginate una foto dalle spallette con l’Arno asciutto e le imbarcazioni dei canottieri malinconicamente in secca».
Raffaello Nardi: «La situazione del Serchio, per ora, è migliore: sul nostro bacino è piovuto il doppio rispetto all’Arno e la portata minima è superiore ai 4 metri cubi al secondo. Il vantaggio? Tredici invasi, da Vagli a Gramolazzo, e con l’Enel che rilascia acqua senza chiedere indennizzi. Dal Serchio riforniamo non solo gli acquedotti di Lucca, della Garfagnana, della Val di Lima e di parte della Versilia, ma abbiamo anche otto pozzi che alimentano Livorno e Pisa. Ma è ovvio che nemmeno noi possiamo sprecare: se non piove rischiamo di restare senza riserve in autunno».
Giampiero Maracchi: «Posso prevedere un po’ di pioggia per fine mese. Ma sarà acqua utile per gli strati superficiali del terreno, buona per orti e giardini, ma non capace di rimpinguare le falde. Perché evapora rapidamente. Poi non va trascurata l’altra faccia della medaglia: i cambiamenti climatici portano siccità ma anche i rovesci improvvisi, le bombe d’acqua. Devastanti per l’Arno: che, come scrivete da decenni su La Nazione, è un torrente con sfrenate ambizioni di fiume: quando piove va in piena, quando smette di piovere va in secca. Le bombe d’acqua, conosciute nel linguaggio internazionale come flash-flood, possono devastare senza portare benefici, lasciando solo aridità: water scarsity. E purtroppo, la circolazione d’aria sul Mediterraneo, dal ’94 in poi, ha mostrato cambiamenti preoccupanti, portando il clima del Nord Africa fino alle nostre latitudini».
Sandro Bennucci
La Nazione