Nasce il Quarto polo di Paul Ginsborg "Partiti inadeguati, colmiamo il buco"

Home Movimenti Nasce il Quarto polo di Paul Ginsborg "Partiti inadeguati, colmiamo il buco"
Nasce il Quarto polo di Paul Ginsborg "Partiti inadeguati, colmiamo il buco"

Documento firmato da Rodotà, Gallino, Revelli, Viale e Pepino per un nuovo soggetto politico:
“Oggi il Palazzo non rappresenta il Paese, serve un atto di rottura”
L’embrione del «quarto polo» della politica italiana nasce domani. Dopo quasi tre mesi di lavoro, un gruppo di docenti universitari pubblica un «manifesto per un soggetto politico nuovo» destinato a scompaginare i piani dei partiti in vista delle elezioni del prossimo anno. Il succo è che questi partiti sono da buttare, i leader «demiurghi» squalificati, il pensiero unico liberista cadaverico, la politica sacrificata ai tecnici sull’altare dei mercati finanziari. Avanti così, le elezioni del 2013 saranno un film muto. Dunque serve una forza di rottura da costruire dal basso.
Il documento (qui il pdf) esce con una dozzina di firme pesanti e segna il ritorno sulla scena pubblica di Paul Ginsborg, storico inglese trapiantato a Firenze e protagonista giusto dieci anni fa della stagione dei «girotondi» che contestavano Berlusconi picconando anche il centrosinistra (ora come allora, il movimento nasce dalla delusione a sinistra). Ci sono il costituzionalista Stefano Rodotà, i giuristi Ugo Mattei e Alberto Lucarelli (quest’ultimo assessore a Napoli con De Magistris) padri dei referendum per l’acqua pubblica, i sociologi Luciano Gallino e Marco Revelli, gli economisti Guido Viale e Tonino Perna, l’ex magistrato Livio Pepino, lo storico Piero Bevilacqua, il filosofo del diritto Luigi Ferrajoli, il paleologo Fulvio Vassallo, l’urbanista Enzo Scandurra, il presidente della Comunità montana della Val di Susa, Sandro Plano.
Otto pagine fitte su una solida impalcatura teorica, dense di citazioni (da Whitman a Bobbio, da Cattaneo a Stuart Mill) e implacabili nella denuncia dell’inadeguatezza dei partiti, «guardati con crescente sfiducia, disprezzo, perfino rabbia. Al cuore della democrazia si è aperto un buco nero, una sfera separata, abitata da professionisti in gran parte maschi, organizzata dalle élite di partito. E’ crescente l’impressione che i nostri rappresentanti rappresentino solo se stessi, i loro interessi, i loro amici e parenti. Quasi fossimo tornati al Settecento inglese, quando il sistema politico si è guadagnato l’epiteto di Old Corruption». Per questo «bisogna inventare un soggetto politico nuovo» perché «oggi il Palazzo non rappresenta affatto parti intere del paese».
In attesa del primo appuntamento pubblico tra un mese, il «soggetto politico nuovo» per ora è solo una «cosa» destinata a cresce sul web (www.soggettopoliticonuovo.it) e con assemblee locali. Non ha ancora un simbolo né un nome, ma il retroterra è fertile. C’è il forum per l’acqua pubblica, che continua a mobilitare milioni di persone nella difesa del successo referendario. Decine di movimenti locali su temi ambientali. Spezzoni sindacali come la Fiom, che segue a distanza ma con attenzione. I prof cercano di saldarli, pescando nel 45 per cento di italiani che nei sondaggi dichiara di non voler andare a votare. Il risultato è una sorta di partito dei beni comuni per dare all’ondata di antipolitica uno sbocco democratico e progressista.
E i politici? Gli interlocutori naturali sono lo stesso De Magistris, Emiliano, Vendola, Pisapia. I contatti e le manifestazioni di interesse ci sono stati, ma per ora i promotori non hanno voluto adesioni formali.
GIUSEPPE SALVAGGIULO – La Stampa