La crisi della legge sull’interruzione volontaria di gravidanza fa sì che lo sguardo delle donne possa allargarsi su altri scenari, sempre più preoccupanti, che testimoniano l’erosione avanzante del diritto all’autodeterminazione di ciascuna/o. Infatti il diritto a ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza è innanzitutto il diritto a decidere del proprio corpo e della propria salute riproduttiva.
Questi diritti, di cui la legge 194 è l’applicazione, dovrebbero essere il principio ispiratore dell’azione dei consultori familiari pubblici. Istituiti nel 1975 con la legge 405/75, sono l’espressione di un mutamento culturale fondamentale, cioè della codificazione legislativa della “procreazione responsabile”: il diritto alla maternità si evolve da destino ineluttabile a scelta responsabile. Il tema centrale non si compone più del “valore della famiglia” a cui la donna deve sacrificare se stessa, ma del modo in cui trasformare l’istituzione familiare affinché diventi uno spazio in cui l’essere madre (o il non volere esserlo) non limiti i diritti della donna in quanto persona. E’ in questo orizzonte che la contraccezione può essere il metodo che, oltre a prevenire gravidanze indesiderate, permette alla donna di avere pieno controllo delle sue scelte.
La Regione Toscana inoltre, attraverso la legge regionale 41 del 2005, ha posto al centro dell’azione del consultorio proprio l’impegno per una maternità e paternità basate “su scelte consapevoli”, in virtù della necessità di promuovere “ il benessere psico- fisico- relazionale del singolo, della coppia e della famiglia”.
Nonostante ciò proprio la rete dei consultori attraversa oggi una crisi e un depotenziamento inauditi che ne limita l’opera di educazione e informazione. È infatti stato sottolineato dall’inchiesta conoscitiva della Regione Toscana (“Ruolo, funzioni e prospettive dei consultori della Regione Toscana”) come l’incidenza del ricorso all’aborto negli ultimi anni sia andata declinando laddove la popolazione è stata destinataria di processi di informazione sulla contraccezione, la cui diffusione è raccomandata dalla legge 194 come mezzo principale di prevenzione.
Inoltre, la legge 194 è sicuramente messa in crisi dall’aumento del ricorso all’obiezione di coscienza da parte del personale medico e non. La già citata inchiesta conoscitiva regionale ha individuato l’aumento dell’obiezione di coscienza (oggi al 70,7% secondo la relazione 2011 del Ministero della Salute) come un vero e proprio rischio per l’applicazione della legge. Si rendono urgenti e necessari alcuni provvedimenti che garantiscano l’applicazione della legge come: l’attuazione di un’analisi seria della portata del disservizio dovuto all’obiezione di coscienza nelle Asl toscane; l’attenzione alla formazione sulle nuove tecniche abortive le quali potrebbero avere il vantaggio di reintegrare nell’evento dell’IVG l’umanità annullata dalla medicalizzazione. Non c’è obiezione di coscienza che possa determinare un disservizio: le ASL devono riuscire a garantire, in maniera adeguata ed efficace, il diritto di tutte e tutti.
Inoltre in un’ottica di prevenzione, è imprescindibile il potenziamento dei consultori familiari pubblici e del loro collegamento con gli altri enti territoriali, al fine di rendere efficaci le funzioni previste dalla legge 194: monitoraggio sull’applicazione del diritto all’IVG e opera di sensibilizzazione e di presa di coscienza del diritto alla salute riproduttiva. Il lavoro di informazione deve anche adeguarsi all’odierno abbassamento dell’età di chi si affaccia al mondo della sessualità, proponendo percorsi di educazione sentimentale e sessuale indirizzati alle scuole medie inferiori e superiori.
In virtù di tutte queste convinzioni fondamentali, la Commissione pari opportunità del comune di Capannori e La Città delle donne- Lucca propongono la creazione di una rete per la difesa della legge 194 costituita da movimenti associativi, enti istituzionali e individui che si stanno occupando della crisi della legge 194 e della sua mancata applicazione, o che ritengono fondamentale la progettazione di un’azione collettiva che vada in questo senso. La rete potrebbe così promuovere in maniera compatta ma capillare sia l’azione politica che la cultura di consapevolezza del proprio diritto all’autodeterminazione. Ad una prima fase di presa di contatti e raccolta firme: si invita così a partecipare ad un percorso di riflessione e approfondimento che affronti i temi illustrati, in modo da individuare insieme le azioni di pressione indirizzate agli enti che la legge indica come garanti della sua applicazione, in particolar modo, la Regione.
Per aderire inviare una mail a iodifendola194@gmail.com
Iodifendola194.blogspot.it
5 Ottobre 2024