Corruzione: per Transparency international l’Italia migliora, ma è ancora penultima in Europa

Home Politica Corruzione: per Transparency international l’Italia migliora, ma è ancora penultima in Europa
Corruzione: per Transparency international l’Italia migliora, ma è ancora penultima in Europa

transparency-internationalPrima in classifica la Danimarca, ultime Somalia e Corea del Nord. Il Brasile precipita per il caso Petrobras
Il rapporto Corruption perceptions index  (Cpi – Indice della corruzione percepita)  di Transparency international misura la corruzione nel settore pubblico e politico di 168 paesi nel mondo. Nel Cpi 2015, la 22esima edizione del rapporto pubblicata oggi, l’Italia si classifica al 61esimo posto nel mondo, con un voto di 44 su 100. «Rispetto allo scorso anno – sottolinea Transparency International Italia – si assiste a un minimo miglioramento nel giudizio sul nostro Paese, che infatti guadagna un punto (da 43 a 44) e 8 posizioni nel ranking mondiale (da 69 a 61). Pur migliorando a livello globale rispetto agli anni precedenti, la posizione dell’Italia rimane purtroppo in fondo alla classifica europea, seguita solamente dalla Bulgaria e dietro altri paesi generalmente considerati molto corrotti come Romania e Grecia, entrambi in 58esima posizione con un punteggio di 46».
Presentando il Cpi 2015, Virginio Carnevali, presidente di Transparency international Italia, ha detto: «Constatiamo con piacere che finalmente si è avuta un’inversione di tendenza, seppur minima, rispetto al passato, che ci fa sperare in un ulteriore miglioramento per i prossimi anni. Come dimostra la cronaca, la strada è ancora molto lunga e in salita, ma con la perseveranza i risultati si possono raggiungere. In questi giorni la Camera ha approvato le norme sul whistleblowing, le pubbliche amministrazioni stanno diventando via via più aperte e trasparenti, una proposta di regolamentazione delle attività di lobbying è arrivata a Montecitorio. Azioni queste che denotano come una società civile più unita su obiettivi condivisi e aventi come focus il bene della res publica porti necessariamente un contributo fondamentale al raggiungimento di traguardi importanti».
Il presidente di Unioncamere, Ivan Lo Bello, ha evidenziato che «un passo in avanti del nostro Paese nelle classifiche internazionali sulla percezione della corruzione è sempre una buona notizia. Per compiere un salto di qualità importante occorre però un ruolo più forte della società civile che deve acquisire la consapevolezza che un sistema dove è grande la corruzione non crea ricchezza e alimenta profonde distorsioni del mercato. La battaglia per legalità e trasparenza è resa meno difficile dalla rivoluzione digitale in atto, e anche su questo fronte occorre insistere con decisione per fare della macchina pubblica un attore trasparente, imparziale e rispettoso delle regole del mercato». Il primo e forse più trascurato mezzo per prosciugare la corruzione i Italia rimane infatti quell’atteso e mai davvero arrivato slancio del comparto pubblico – tutto, dal legislatore nazionale al più piccolo amministratore – verso la chiarezza normativa. Bonificando la palude di leggi e cavilli ridondanti e contraddittori, che bloccano cittadini e imprenditori onesti, e dove invece criminali e corruttori trovano il loro habitat ideale per prosperare. La certezza del diritto, e quella del dovere, rimane per l’Italia una delle vie maestre sulla quale costruire il proprio rilancio, sociale, civile, industriale: anche il terreno della green economy, da questo punto di vista, non fa certo eccezione.
Se dall’Italia si allarga lo sguardo al resto del mondo, fa particolarmente impressione il crollo del Brasile nel Cpi 2015: il caso Petrobras, la compagnia petrolifera di Stato, ha fatto perdere al colosso sudamericano ben 5 punti, facendolo passare dal 69esimo al 76esimo posto. In testa e in coda al Corruption perceptions index la situazione resta invece praticamente invariata. Somalia e Corea del Nord (entrambe a 8 punti) si confermano anche quest’anno come i due Paesi più opachi, preceduti da Afghanistan (11 punti), Sudan (12), Sud Sudan e Angola (15), Libia e Iraq (16), Venezuela e Guinea Bissau (17).
Il Paese meno corrotto del mondo è la Danimarca (91 punti) e gli altri campioni della top ten della trasparenza sono Finlandia (90), Svezia (89), Nuova Zelanda (88), Olanda e Norvegia (87), Svizzera (86), Singapore (85), Canada (83), Germania, Lussemburgo e Gran Bretagna (81).
I Paesi che scendono maggiormente nella classifica Cpi 2015 sono l’Australia liberaldemocratica che ha dovuto cambiare premier, il Brasile, la Spagna governata dai Popolari e la Turchia islamista e repressiva di Erdogan. A fare il salto maggiore nell’indice di trasparenza sono la Grecia di Syriza e di Tsipras, il Senegal che si è liberato del precedente governo corrotto, e la Gran Bretagna conservatrice.
Il Paese più corrotto del G20 è la Russia (29 punti), preceduta a fondo classifica da Argentina (32), Messico (35), Indonesia (36), Cina (37) e India e Brasile (38). Il paese più virtuoso del G20 resta invece il Canada, seguito da Germania, Gran Bretagna, Australia, Stati Uniti (76), Giappone (75), Francia (70), Corea del sud (56) e Arabia Saudita (52). L’Italia è nona insieme al Sudafrica e poco prima della Turchia (42 punti).