La gara verso il gestore unico dei rifiuti in Toscana crea fibrillazione anche a Lucca, dove Idv, Sel e Federazione della Sinistra chiedono al sindaco Alessandro Tambellini di prendere posizione a favore della creazione di una società in house per evitare – sostengono – i rischi e eventuali rincari a carico dei cittadini che la costituzione di una società mista (pubblica e privata) potrebbe comportare. E questo appello giunge a pochi giorni da una data cruciale, quella del 25 settembre prossimo in cui è in programma l’assemblea dell’autorità Ato Toscana Costa. “In questa assemblea – sottolineano Idv, Sel e FdS di Lucca – verrà compiuta una scelta delicata i cui risultati avranno un’influenza determinante sui futuri costi, sulla sicurezza e sui metodi di raccolta nelle province menzionate: l’Ato, infatti, dovrebbe dotarsi in tempi brevi di una società unica per la raccolta e la gestione dei rifiuti e di conseguenza, i sindaci dei comuni interessati saranno politicamente chiamati ad esprimersi sul tipo di società che pensano sia più adeguata, ovvero se riterranno più opportuna una gestione mista (maggioranza pubblica ma con una quota di capitale privato) oppure una società interamente pubblica”.
“La questione – sottolineano – non è di poco conto in quanto una società completamente pubblica, altrimenti detta in house, permetterebbe ai cittadini di risparmiare denaro, garantendo per di più una maggiore sicurezza degli impianti e favorendo un migliore sviluppo di politiche virtuose tese alla massimizzazione della raccolta differenziata. L’estensione e l’aumento di efficienza della raccolta differenziata sono esattamente la direzione in cui il Comune di Lucca e la passata giunta Tambellini hanno finora investito, anche grazie alla recente azione presso l’Ato. E’ bene infatti ricordare che tramite Giuseppe Pellegrini Masini, l’ex assessore all’ambiente del Comune di Lucca, l’amministrazione comunale ha ottenuto una modifica dello statuto dell’Ato aggiungendo alle funzioni dell’autorità il perseguimento di tutte le azioni utili alla realizzazione prioritaria degli obbiettivi di riduzione dei rifiuti e massimizzazione della raccolta differenziata. Inoltre, il comune di Lucca, assieme ai comuni di Altopascio, Camaiore, Capannori, Castiglione di Garfagnana, Forte dei Marmi, Massarosa, Pietrasanta, Porcari e Seravezza, ha presentato, nel mese di aprile scorso all’assemblea Ato, un documento in cui viene chiesto il rafforzamento dell’impegno di tutti per estendere il porta a porta a tutto il territorio Ato e, in concomitanza, per la realizzazione di impianti di recupero dei materiali da riciclaggio”.
Idv, Sel e Federazione della Sinistra spiegano poi le loro ragioni, chiedendo che nessuna decisione venga presa senza che prima sia approvato il piano interprovinciale dei rifiuti. “Le ragioni a favore di una gestione in-house le ricaviamo nel merito. Innanzitutto – sottolineano – crediamo che una società mista metta in pericolo la linea sinora portata avanti dal comune. La società mista avrebbe una gestione operativa affidata al soggetto privato che, perciò, potrebbe avere scarso interesse a realizzare sia un sistema di raccolta porta a porta, sia impianti per il recupero dei materiali, proprio perché investimenti del genere risulterebbero poco remunerativi e non paragonabili ai profitti del modello contrario: poca attenzione alla differenziazione dei rifiuti e molto più interesse al trattamento dei rifiuti tramite incenerimento. Noi siamo contrari a questo seconda concezione politica di gestione dei rifiuti. A ciò si aggiunge un’ulteriore considerazione: la gestione mista potrebbe rendere più problematica la stessa sicurezza degli impianti, con particolare riferimento agli impianti di incenerimento. Gli esempi non mancano e purtroppo in passato gestioni private sprovvedute hanno portato ad un maggiore inquinamento, a volte anche con espedienti illeciti come la compromissione deliberata dei dati di monitoraggio (basti menzionare il caso, purtroppo ancora attuale per i suoi effetti sulla salute della popolazione, di Falascaia). In base a quanto detto, dunque, riteniamo che una gestione pubblica che non debba garantire al socio privato un utile minimo prestabilito (come da normativa vigente) consentirebbe alla società di operare con costi più contenuti per la collettività e quindi con un risparmio diretto per le tasche dei cittadini. Ma non solo: esistono almeno altre due ragioni che de facto mettono in discussione il modello della gestione mista pubblico-privato supportando invece il modello di gestione interamente in-house. Solitamente chi sostiene la società mista lo fa affermando che un soggetto privato potrebbe garantire la presenza di una sostanziale liquidità utile agli investimenti in nuovi impianti. Tuttavia tale argomento ci appare debole in quanto, nell’attuale congiuntura economica, le aziende del settore sono notoriamente costrette a ricorrere a mutui bancari per sostenere gli investimenti e tanto più in questo caso dato che le somme in gioco sono nell’ordine di centinaia di milioni di euro. La seconda ragione la ricaviamo da chi avversa la gestione in house sostenendo che una società totalmente pubblica sarebbe comunque soggetta ad un controllo analogo, ovverosia un controllo che riguarda direttamente non solo gli organi societari, ma anche i singoli comuni che ad essa aderiscono. Anche questa argomentazione ci appare debole: recenti pronunciamenti della corte di Cassazione hanno infatti chiarito che, in caso di società partecipata da una moltitudine di soggetti pubblici, il controllo analogo si dà per compiuto attraverso il solo controllo degli organi societari che rappresenteranno i comuni partecipanti alla società. Infine ricordiamo che FdS IdV e Sel, attraverso un apposito coordinamento interprovinciale, hanno già espresso una posizione fortemente critica nei confronti di una gara basata su un vecchio ed obsoleto piano straordinario, un mero collage dei vecchi piani provinciali che appare inadeguato a garantire un futuro sostenibile della gestione dei rifiuti nel territorio Ato. Degno di nota, infine, ricordare che non è corretto, né in termini di logica né forse in termini di diritto, bandire la gara per l’ affidamento del servizio senza aver prima stipulato e ratificato il nuovo piano interprovinciale dei rifiuti ed il conseguente piano d’ambito. Chiediamo perciò al Sindaco Tambellini di pronunciarsi pubblicamente a mezzo stampa a favore di una soluzione di società totalmente pubblica e di raccordarsi con i molti comuni che condividono questa posizione per sostenerla in seno all’assemblea Ato del 25 settembre. Lucca non può e non deve rinunciare ad un ruolo da protagonista per un cambiamento virtuoso nella gestione dei rifiuti, deve quindi agire difendendo la propria autonomia di giudizio senza aderire a logiche precostituite e sostenute da altri soggetti che appaiono tutelare interessi privatistici con scarsi vantaggi per la collettività”.
5 Ottobre 2024