Il Parlamento del Regno Unito dichiara l’emergenza climatica

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Il Parlamento del Regno Unito dichiara l’emergenza climatica

I laburisti: può scatenare un’ondata di azione climatica in tutto il mondo. Rossella Muroni: intendo presentare alla Camera una mozione simile a quella inglese.
Alla Camera dei Comuni è passata la mozione del Partito Laburista perché il Regno Unito dichiari l’emergenza climatica e il leader del labour, Jeremy Corbyn, leader del partito laburista non nasconde la sua soddisfazione: «Abbiamo assistito a qualcosa di incredibile, il Parlamento britannico ha approvato la mozione del Labour e diventa to il primo al mondo a dichiarare l’emegenza ambientale e climatica. Questo può scatenare un’ondata di azione da parte dei Parlamenti e dei governi di tutto il mondo. Ci impegniamo a lavorare più strettamente possibile con i Paesi che intendono seriamente porre fine alla catastrofe climatica e chiarire al presidente degli Stati Uniti Donald Trump che non può ignorare gli accordi e le azioni internazionali sulla crisi climatica. I manifestanti e gli scioperanti ci hanno detto di agire. I governi non agiscono mai senza pressione e dobbiamo mantenere alta la pressione. Sono orgoglioso che il Partito laburista abbia portato questa mozione all’Assemblea, e ora proseguiremo questo lavoro sviluppando i nostri piani per realizzare una rivoluzione industriale verde».
Anche se scavalcata dalla mossa a sorpresa dei laburisti, è contenta anche la leader del Green Party Caroline Lucas: «Accolgo con favore questo dibattito e l’attuale aumento del sostegno politico all’azione sui cambiamenti climatici. Da Extinction Rebellion ai giovani che scioperano per il clima e alla visita di Greta Thunberg nel Regno Unito la scorsa settimana, l’accelerazione della crisi climatica sta finalmente sfociando nella corrente principale della coscienza politica e pubblica. Ed è un giorno che non è arrivato troppo presto. Il mondo si sta riscaldando a un ritmo allarmante. Incendi violenti, siccità, ondate di caldo e inondazioni stanno diventando più comuni. La rottura ecologica non è un problema lontano: l’emergenza climatica è ora la nostra sfida sempre presente e collettiva. Il messaggio dell’Ipcc è intransigente: dimezzare le emissioni globali nei prossimi 11 anni e raggiungere lo zero netto entro la metà del secolo. E come uno dei Paesi più ricchi del mondo, e che ha causato molte più emissioni storiche della maggior parte degli altri, abbiamo la responsabilità particolare di andare più veloci. Quindi non dobbiamo più compiacerci affermando che stiamo già facendo abbastanza: che le nostre emissioni nazionali sono già diminuite di circa il 40% dal 1990. Perché la verità è che una volta inclusi il trasporto aereo e marittimo e le emissioni associate alle nostre importazioni, la riduzione delle emissioni scende a circa il 10%, ovvero lo 0,4% all’anno».
La prima reazione in Italia alla svolta britannica arriva da Rossella Muroni di Liberi e Uguali che su Twitter scrive:
«Anche l’Italia è in #emergenzaclimatica. Il governo prenda esempio dalla Gran Bretagna: servono impegni urgenti e concreti. Ecco perché intendo presentare @Montecitorio una mozione simile a quella inglese».
In un comunicato la Muroni aggiunge: «Il 2018 è stato l’anno più caldo per l’Italia dal 1800 e si assiste al susseguirsi di record che non possono lasciare indifferenti. Nubifragi, siccità, ondate di calore sempre più forti e prolungate, fenomeni meteorologici sempre più intensi ed estremi dovuti in primis ai cambiamenti climatici stanno causando danni ai territori, alle città indietro nelle politiche di adattamento al clima, e alla salute dei cittadini. Soltanto lo scorso anno sono state 32 le vittime in 148 eventi estremi che si sono succeduti lungo tutta la penisola; 66 sono i casi di allagamenti da piogge intense; 41 casi, invece, di danni da trombe d’aria, 23 di danni alle infrastrutture e 20 esondazioni fluviali. L’Italia prenda esempio dal Regno Unito, primo Paese al mondo in cui la Camera dei Comuni ha approvato una mozione, presentata dall’opposizione laburista, che dichiara formalmente lo stato di emergenza per il mutamento climatico. La crisi climatica è la sfida del nostro tempo, affrontarla significa rispondere anche alle crisi economica e sociale, ma abbiamo solo una manciata di anni per farlo. Ecco perché intendo presentare alla Camera una mozione simile a quella inglese. Dopo la mozione Pd-LeU votata a inizio aprile in cui provavamo a spingere il governo ad agire sul clima, credo infatti sia necessario un atto forte del Parlamento con cui si dichiari anche in Italia l’emergenza per il clima. In tale mozione andranno indicati anche impegni puntuali e misurabili per il governo su fronti strategici quali: energia, trasporti, edilizia, uscita dai sussidi fossili e stop al consumo delle risorse naturali. Ai molti politici che hanno accolto Greta o che sono andati in piazza accanto ai giovani avevo già proposto da tempo che rispondessimo al climate-strike approvando leggi importanti su questi temi. Dal contrasto al consumo di suolo allo stop ai sussidi alle fonti fossili, passando per una forma di carbon-tax e per la promozione della generazione energetica diffusa e rinnovabile. Temi prioritari su cui sono a disposizione del parlamento diverse mie proposte e che andrebbero accompagnati da un Piano energia e clima coerente con gli obiettivi assunti a Parigi, anziché da un piano in continuità con il passato come quello proposto dal governo».
Secondo il nuovo rapporto del Committee on Climate Change (CCC), l’organismo indipendente che consiglia il governo britannico sui cambiamenti climatici, «Il Regno Unito dovrebbe guidare la lotta globale contro il cambiamento climatico tagliando i gas serra quasi a zero entro il 2050» e «Questo può essere fatto senza costi aggiuntivi rispetto alle stime precedenti».
Il CCC è d’accordo con Corbyn: «Se altri Paesi seguono il Regno Unito, c’è una probabilità del 50% di rimanere al di sotto dell’ aumento di temperatura di 1,5° raccomandato per il 2100».
BBC News fa notare che «Alcuni dicono che l’obiettivo del 2050 proposto per le emissioni prossime allo zero è troppo morbido, ma altri temeranno che l’obiettivo possa danneggiare l’economia del Regno Unito». Il CCC ha detto che il Regno Unito «non non sarebbe in grado di raggiungere le emissioni “nette zero” prima, ma il 2050 è ancora un obiettivo estremamente significativo».
Il principale autore del rapporto, Chris Stark, ha fatto notare in un’intervista a BBC News che «Solo pochi anni fa, questo rapporto sarebbe stato assolutamente inconcepibile. La gente ci avrebbe deriso per aver suggerito che l’obiettivo poteva essere così alto. Il principale cambiamento è stato l’enorme calo del costo delle energie rinnovabili richiesto dalle politiche del governo per alimentare l’energia solare ed eolica.Il documentario sul clima della BBC, David Attenborough, le proteste di Extinction Rebellion e i discorsi della giovane attivista Greta Thunberg hanno persuaso l’opinione pubblica che questo problema ha bisogno di un’azione urgente. Ma non sarà possibile raggiungere l’obiettivo del 2050, a meno che il governo non lo sostenga con politiche e denaro. Il Regno Unito sta già scivolando lontano dall’obbligo legale di ridurre gradualmente le sue emissioni tra il 2032 e il 2032».
Secondo il CCC per arrivare alle emissioni nette zero ci vorranno decine di miliardi di sterline all’anno, all’incirca l’1 – 2% del Pil britannico, ma questo non tiene conto dei benefici della decarbonizzazione, come l’aria e l’acqua più pulite. Secondo il CCC, «L’Inghilterra può eliminare le emissioni entro il 2050, mentre la Scozia potrebbe diventare carbon free prima del 2045: la Scozia ha un potenziale eccezionale per piantare alberi (che assorbono anidride carbonica) ed è più adatta per la cattura e lo stoccaggio del carbonio.
Il Galles può tagliare solo il 95% delle sue emissioni entro il 2050 a causa della sua industria agricola. L’Irlanda del Nord seguirà gli obiettivi dell’Inghilterra»-
Il governo conservatore britannico, che ha subito l’iniziativa politica laburista, sta studiando il rapporto, che ha implicazioni sostanziali per le finanze pubbliche, e ha detto che «Ci pone sulla strada per diventare la prima grande economia a legiferare per porre fine completamente al nostro contributo al riscaldamento globale».
L’agricoltura è un’importante fonte di emissione di gas serra, soprattutto per gli allevamenti di ovini e bovini che emettono metano e per i fertilizzanti. Gli agricoltori britannici dovrebbero ridurre la quantità di terra destinata al pascolo, aumentare la superficie boschiva e nutrire il bestiame con cibo che crei meno metano. Ad andare in crisi sarebbe anche un’industria che piace molto ai conservatori: il fracking, infatti il CCC dice che il fracking potrà essere utilizzato solo se sostituisce il gas che altrimenti verrebbe importato.
Le associazioni ambientaliste britanniche sono favorevoli, anche se molte pensano che il 2050 sia una data troppo prudente, L’UK Health Alliance on Climate Change ha invitato il governo ad adottare le raccomandazioni, ma anche ad «Adottare un obiettivo emissioni o zero prima del 2050». Secondo Lorna Greenwood di Extinction Rebellion, «Il 2050 ci condanna a un futuro tetro … Altri stanno già morendo in tutto il mondo grazie all’inattività e a un obiettivo lontano».
Per il Wwf Uk, «Il problema è che abbiamo agito come se avessimo tempo. Ma se vogliamo un mondo con barriere coralline, città costiere sicure e cibo sufficiente per tutti, dobbiamo agire subito».
Il grande problema è quello di decarbonizzare l’industria e la produzione di calore ed elettricità e agli ambientalisti non piace molto nemmeno che si dica che la controversa e costosa tecnologia di carbon e capture and storage sarà necessaria per molti dei principali emettitori come le industrie dell’acciaio, della carta, dell’alluminio ed energetica.
Le associazioni imprenditoriali e industriali hanno espresso il loro sostegno, ma chiedono l’aiuto del governo. Rain Newton-Smith, chief economist della Confederation of British Industry ha detto che «Il Regno Unito dovrebbe fare tutto il possibile per mitigare i peggiori impatti dei cambiamenti climatici. Ciò di cui abbiamo bisogno ora è una risposta tempestiva e di sostegno da parte del governo per mettere in atto questo ambizioso obiettivo». Minette Batters, presidente del sindacato agricolo NFU, ha detto a BBC News: «Prendiamo molto seriamente la questione climatica. Con la Brexit e la legge sull’agricoltura del governo, il governo può indirizzare il sostegno alle fattorie agli aiuti agli agricoltori per ridurre le emissioni di gas serra».
Shaun Fitzgerald, direttore della Royal Institution, conclude: «Sono un grande sostenitore degli sforzi per ridurre le emissioni di gas serra. Ma le persone saranno preparate a impostare il loro termostato invernale al 19° C? Chiedere alle persone di tollerare una riduzione del comfort/qualità sarà difficile».