Il Parlamento europeo definisce l'acqua un diritto umano fondamentale

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L’ACQUA, DIRITTO UMANO FONDAMENTALE – di Giulietto Chiesa
In vista del quinto Forum mondiale dell’acqua a Istanbul dal 16 al 22 marzo 2009, il Parlamento europeo ha votato una risoluzione proprio sul tema delle risorse idriche. Nel corso del dibattito che si è tenuto in aula, è intervenuto Giulietto Chiesa. Di seguito vi riportiamo il testo del suo intervento:
“Signora Presidente, onorevoli colleghi, vorrei ricordare anch’io, come ha fatto l’onorevole Musacchio, che questo Parlamento ha promosso a febbraio, insieme al World Political Forum di Michail Gorbačëv, un’assemblea dal titolo significativo: “Fare la pace con l’acqua”, assemblea che ha prodotto un memorandum per un protocollo mondiale dell’acqua che merita la massima attenzione e che è stato, del resto, condiviso da tutti i principali gruppi politici di questo Parlamento, ma che sembra essere stato ignorato dalla commissione sviluppo, che ha fatto questo documento. Non credo sia un caso: il documento qui in discussione appare infatti debole e a mezz’aria su tutte le questioni cruciali che saranno  sul tappeto a Istanbul. Per esempio l’acqua come diritto umano fondamentale.
Se lo è – ed è un’assurdità negarlo – allora non può essere anche una merce. Non si compra un diritto e non lo si vende in una società di liberi. Un diritto si compra solo in una società di schiavi. Ma sappiamo bene che colossali interessi privati vogliono impadronirsi di questo diritto. Allora, che cosa va a dire l’Europa a Istanbul? Chi, com’è scritto per esempio nel considerando J, bisogna accrescere la priorità finanziaria dell’acqua? Ecco una formulazione ambigua per eccellenza. Inoltre lo Stato, la proprietà pubblica, è il responsabile unico della politica idrica oppure no? Oppure, come si dice al paragrafo 12 della risoluzione, è il “responsabile maggiore”? Ma cosa significa questa frase? Cosa del resto contraddittoria con il paragrafo 2 dello stesso documento, dove si dichiara, giustamente, che l’acqua è un “bene pubblico” da tenere “sotto controllo pubblico”.
Insomma, siamo nel pieno di una crisi generale del modello di sviluppo della nostra società ma ancora ci attardiamo su un’idea del mercato che si appropria della stessa natura a fini privati. Infine, un altro punto molto debole: l’assenza di una proposta organizzativa nel documento per la gestione mondiale dell’acqua. Proposta di un’agenzia mondiale formulata invece nel memorandum citato, che è contenuta in uno degli emendamenti che io appoggerò in sede di votazione”.
Risoluzione del Parlamento europeo del 12 marzo 2009 sulle risorse idriche in vista del quinto Forum mondiale dell’acqua a Istanbul dal 16 al 22 marzo 2009
Il Parlamento europeo ,
–   viste le dichiarazioni ministeriali dei quattro precedenti “Forum mondiali dell’acqua” svoltisi, in ordine cronologico, a Marrakech, (1997), l’Aia (2000), Kyoto (2003) e Città del Messico (2006),
–   vista la dichiarazione della Conferenza di Dublino sull’acqua in vista di uno sviluppo durevole del 1992, la quale raccomanda di adottare una gestione integrata dell’acqua che riconosca il valore delle risorse idriche in ogni impiego e introduce il principio di una tariffazione dell’acqua,
–   vista la risoluzione A/RES/58/218 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, la quale dichiara il periodo 2005-2015 “Decennio internazionale dell’azione per l’acqua” e proclama il 22 marzo di ogni anno “Giornata mondiale dell’acqua”,
–   vista la dichiarazione ministeriale della conferenza internazionale sull’acqua dolce tenutasi a Bonn nel 2001, la quale sottolinea l’urgente necessità di stimolare i nuovi finanziamenti provenienti da tutte le categorie possibili di investitori e la necessità di rafforzare il finanziamento pubblico dell’acqua con l’apporto di capitali privati, incoraggiando al contempo le azioni a livello locale,
–   vista la conferenza di Monterrey del 2002, la quale ha prefigurato l’idea di una partnership mondiale per l’acqua che sia un dialogo tra pari, multidimensionale, esteso alle imprese, alle istituzioni finanziarie e alla società civile, iniziativa ripresa dal nuovo partenariato per lo sviluppo dell’Africa (New Partnership for Africa’s Development, NEPAD) e dal G8 a Genova nel 2001, nonché dal Forum per il partenariato con l’Africa nel 2003,
–   vista la convezione della Commissione economica per l’Europa delle Nazioni Unite, adottata a Helsinki nel 1992 ed entrata in vigore nel 1996, la quale delinea il quadro giuridico di una cooperazione regionale sulla protezione e l’utilizzazione dei corsi d’acqua transfrontalieri e dei laghi internazionali,
–   visto il vertice mondiale delle Nazioni Unite sul Millennio (New York, 6-8 settembre 2000), che ha elaborato gli “Obiettivi di sviluppo del Millennio” (OSM) con la previsione di ridurre della metà entro il 2015 la percentuale di popolazione che non ha accesso in modo duraturo all’acqua potabile,
–   vista la Carta di Saragozza del 2008 intitolata “Una nuova visione globale dell’acqua” e le raccomandazioni del “Water Tribune” approvate il 14 settembre 2008, giorno in cui è giunta a conclusione l’expo 2008 di Saragozza, e presentate al Segretario generale delle Nazioni unite.
–   vista la seconda relazione mondiale delle Nazioni Unite sulla valorizzazione delle risorse idriche “L’acqua, una responsabilità condivisa” pubblicata nel 2006,
–   visto il paragrafo 5 della sua risoluzione dell’11 marzo 2004 sulla strategia per il mercato interno(1) , in cui al paragrafo 5 si “ritiene che, essendo l’acqua un bene comune dell’umanità, la gestione delle risorse idriche non debba essere assoggettata alle norme del mercato interno”,
–   vista la “Relazione 2006 sullo sviluppo umano” dell’UNPD su “Acqua tra potere e povertà” in cui detta agenzia delle Nazioni Unite ha dimostrato che la povertà, non la penuria fisica di acqua, è la causa principale del non accesso all’acqua per più di un miliardo di persone,
–   vista la sua risoluzione del 15 marzo 2007 sui poteri locali e la cooperazione per lo sviluppo(2) ,
–   vista la sua risoluzione del 15 marzo 2006 sul quarto Forum mondiale dell’acqua a Città del Messico dal 16 al 22 marzo 2006(3) ,
–   viste le significative iniziative della società civile europea sull’acqua e il diritto di accesso all’acqua potabile per tutti, tenute al Parlamento europeo, segnatamente “Assemblea mondiale degli eletti e dei cittadini per l’acqua” (AMECE, 18-20 marzo 2007) e “Pace con l’acqua – Fare la pace con l’acqua” (12-13 febbraio 2009), nonché il “Memorandum per un protocollo mondiale per l’acqua” in discussione,
–   vista l’interrogazione orale B6-0015/2009 alla Commissione sul quinto Forum mondiale dell’acqua tenutosi a Istanbul dal 16 al 22 marzo 2009,
–   visto l’articolo 108, paragrafo 5, del suo regolamento,
A.   considerando che la mancanza di acqua e di strutture igienico-sanitarie provoca otto milioni di morti all’anno, che più di un miliardo di persone non hanno accesso agevole e a prezzo accettabile all’acqua potabile e che quasi due miliardi e mezzo di persone non fruiscono di alcuna struttura igienico-sanitaria,
B.   considerando che 2,8 miliardi di persone vivono in zone colpite da stress idrologico e che detta cifra è destinata ad aumentare fino a 3,9 miliardi fino al 2030,
C.   considerando che le popolazioni povere sono più vulnerabili al cambiamento climatico e sono anche meno in grado di adattarsi ad esso,
D.   considerando che l’industria multinazionale dell’agribusiness costituisce il primo utilizzatore di acqua dolce al mondo (70% dei prelievi mondiali), che riceve a un prezzo irrisorio, e che l’eccessivo sfruttamento delle risorse idriche ha portato all’aggravamento e all’estensione dei processi di contaminazione delle acque e a un degrado generalizzato dei suoli, da cui deriva la moltiplicazione dei fenomeni di siccità sempre più strutturale,
E.   considerando che i servizi legati all’utilizzo razionale dell’acqua nonché la gestione razionale della stessa dovrebbero determinare un livello dei prezzi mirato a evitare sprechi da parte di alcuni settori e di consentire investimenti nella manutenzione e nel perfezionamento delle infrastrutture, combinati con misure accessorie intese a assicurare una distribuzione equa dell’acqua e con un sostegno pubblico alle famiglie povere che permetta loro di fare fronte economicamente al proprio fabbisogno basilare di acqua,
F.   considerando che sussidi generalizzati per l’acqua si traducono in prezzi artificiosamente bassi per l’acqua e portano a sprechi in alcuni settori e sono una delle cause principali della penuria di acqua,
G.   considerando che la distribuzione di acqua è estremamente disuguale, mentre dovrebbe essere un diritto fondamentale e universale e che il livello locale è il più pertinente per definire e gestire la materia,
H.   considerando che la liberalizzazione e la deregolamentazione della distribuzione di acqua nei paesi in via di sviluppo, specialmente in quelli meno sviluppati, se non accompagnate da un quadro regolamentare adeguato, può tradursi in una aumento dei prezzi che colpisce i più poveri e riduce il loro accesso all’acqua,
I.   considerando tuttavia che i partenariati pubblico-privato, i quali devono combinare regolamentazioni rigorose e trasparenti, proprietà pubblica e investimenti privati devono essere orientati al miglioramento dell’accesso all’acqua e alle strutture igienico-sanitarie per tutti nonché a un uso più equilibrato in rapporto ai costi,
J.   considerando che i principali ostacoli a una gestione efficace dell’acqua sono la scarsa priorità politica e finanziaria attribuita all’acqua, la gestione scorretta, le lacune del quadro giuridico, l’assenza di trasparenza nella negoziazione e nell’assegnazione degli appalti, la corruzione e la mancanza di dibattito sui livelli delle tariffe,
K.   considerando che secondo l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) la quota dell’aiuto pubblico allo sviluppo destinata all’acqua e alle strutture igienico-sanitarie rappresenta soltanto il 9% di detti aiuti bilaterali e al 4,5% di quelli multilaterali e che in più risulta suddivisa male poiché i paesi meno sviluppati hanno ottenuto soltanto il 24% dei fondi mentre sono quelli che ne avrebbero maggiore bisogno,
L.   considerando che il Forum mondiale dell’acqua, che si riunisce ogni tre anni, è la sede in cui si discutono e si orientano le decisioni politiche mondiali in materia di gestione dell’acqua e delle risorse idriche, e deplorando il fatto che finora le azioni del Forum mondiale dell’acqua siano state scarsamente inserite nei lavori delle Nazioni Unite,
1.   dichiara che l’acqua è un bene comune dell’umanità e che l’accesso all’acqua potabile dovrebbe costituire un diritto fondamentale e universale; chiede che siano compiuti tutti gli sforzi necessari per garantire, entro il 2015, l’accesso all’acqua potabile alle popolazioni più povere;
2.   dichiara che l’acqua va proclamata un bene pubblico e dovrebbe essere posta sotto controllo pubblico, a prescindere dal fatto che sia gestita, interamente o parzialmente, dal settore privato;
3.   sottolinea che ogni politica in materia di gestione dell’acqua deve comprendere anche la protezione della salute pubblica e dell’ambiente e che il Forum mondiale dell’acqua dovrebbe contribuire, in modo democratico, partecipativo e consensuale, a sviluppare strategie mirate a promuovere schemi di sviluppo economico e agricolo che garantiscano un elevato livello di qualità dell’acqua;
4.   rivendica l’abolizione di regimi di sovvenzioni globali alla distribuzione di acqua, che indeboliscono i tentativi incentivanti di una gestione efficace dell’acqua originando uno sfruttamento eccessivo, al fine di sbloccare i fondi destinati a sovvenzioni mirate, segnatamente per le popolazioni povere e rurali e di permettere a tutti l’accesso all’acqua;
5.   sottolinea l’interesse per la creazione di organi di gestione comune dell’acqua tra paesi che insistono sullo stesso bacino la fine di creare o rafforzare legami di solidarietà propizi all’attenuamento delle tensioni o alla composizione dei conflitti;
6.   ricorda il ruolo essenziale delle donne nell’approvvigionamento, nella gestione e nella preservazione dell’acqua;
7.   chiede agli Stati membri di aumentare, nonostante la crisi finanziaria, il loro contributo all’aiuto pubblico allo sviluppo onde conseguire l’obiettivo di sviluppo del Millennio relativo all’approvvigionamento di acqua potabile, il cui volume di investimenti necessari è pari a 180 000 000 000 USD all’anno;
8.   chiede che i mezzi del “Fondo europeo per l’acqua” a favore degli Stati dell’Africa, dei Caraibi e del Pacifico (ACP) siano potenziati nel quadro del decimo fondo europeo per lo sviluppo e che siano perfezionate nuove modalità di finanziamento, anche privato, nonché partnership innovative, segnatamente il finanziamento solidale;
9.   auspica che l’aiuto allo sviluppo bilaterale sostenga talune azioni multilaterali come l’Iniziativa africana per l’acqua;
10.   ritiene che l’aiuto pubblico allo sviluppo debba essere utilizzato in legame con le risorse degli organi locali, dei doni volontari, dei prestiti bancari e dei capitali privati, in modo da assicurare al settore idrico un finanziamento quanto più completo possibile;
11.   insiste sulla creazione di meccanismi di garanzia che possono essere attivati dalle istituzioni finanziarie e di sviluppo per controbilanciare l’eccessiva cautela degli investitori nel mercato dell’acqua;
12.   afferma che lo Stato, nell’attuazione dei suoi compiti riguardanti la definizione delle politiche e dei mezzi necessari, la selezione degli interlocutori e la suddivisione delle responsabilità resta il responsabile maggiore della politica nel settore idrico pur delegandone l’esecuzione agli enti locali,;
13.   ribadisce che la gestione delle risorse idriche deve basarsi su un approccio decentrato, partecipativo e integrato, con la partecipazione degli utenti e dei responsabili decisionali nella definizione delle politiche locali nel settore idrico;
14.   chiede alla Commissione di sviluppare programmi di sensibilizzazione sull’acqua sia nell’Unione europea sia nei paesi suoi interlocutori;
15.   insiste sulla necessità di sostenere i poteri pubblici locali nei loro sforzi per attuare una gestione democratica dell’acqua che sia efficace, trasparente, regolamentata e rispettosa degli obiettivi di sviluppo sostenibile, e ciò al fine di soddisfare il fabbisogno delle popolazioni;
16.   chiede al Consiglio e alla Commissione di riconoscere il ruolo fondamentale degli enti locali nella protezione e gestione dell’acqua, affinché essi diventino ovunque responsabili della gestione del settore idrico, e deplora che le competenze degli enti locali nell’Unione europea siano poco valorizzate dai programmi di cofinanziamento europeo;
17.   chiede pertanto al Consiglio e alla Commissione di incoraggiare gli enti locali dell’Unione europea a destinare parte dei diritti riscossi presso gli utenti per la fornitura di acqua e le strutture igienico-sanitarie a iniziative di cooperazione decentrata;
18.   chiede, nel contesto del mantenimento della proprietà pubblica e in un quadro regolamentare e giuridico adeguato, che siano permessi sforzi maggiori per coinvolgere il settore privato nella distribuzione dell’acqua, onde fare tesoro dei suoi capitali, delle sue competenze e delle sua tecnologia, al fine di migliorare l’accesso all’acqua e alle strutture igienico-sanitarie per tutti e il riconoscimento dell’accesso all’acqua in quanto diritto fondamentale;
19.   ritiene che spetti allo Stato inserire i fornitori privati di piccole dimensioni nelle loro strategie nazionali di approvvigionamento idrico;
20.   ritiene che i sistemi di partnership pubblico-privato, in cui le autorità pubbliche restano proprietarie delle infrastrutture e stipulano un contratto di gestione con il settore privato, possano essere uno degli strumenti per migliorare un accesso abbordabile all’acqua e alle strutture igienico-sanitarie ;
21.   insiste sulla promozione di nuovi metodi come l’irrigazione delle zone rurali e la creazione di cinture verdi in prossimità dei centri urbani al fine di potenziare la sicurezza alimentare e l’autonomia locale;
22.   ritiene che il ruolo d’intermediazione delle organizzazioni non governative in loco con le popolazioni resti un’integrazione insostituibile per garantire il successo dei progetti nei paesi poveri;
23.   auspica l’introduzione di perequazioni tariffarie che consentono di approvvigionare ad un prezzo abbordabile i meno favoriti in materia di accesso all’acqua;
24.   è convinto che vada utilizzato anche il risparmio locale, nella consapevolezza che ciò richiede da parte dei governi l’eliminazione di tutti gli ostacoli di tipo giuridico, fiscale o amministrativo che frenano lo sviluppo dei mercati finanziari locali;
25.   invita la Commissione e gli Stati membri ad adottare una politica di sostegno alla gestione dell’acqua basata sul principio dell’accesso universale, equo e non discriminatorio a un’acqua sana;
26.   chiede che la Commissione e gli Stati membri facilitino e sostengano gli sforzi dei paesi in via di sviluppo in materia di adattamento e di riduzione degli effetti del cambiamento climatico; ricorda a detto titolo l’importanza di formare rapidamente l’alleanza mondiale contro il cambiamento climatico;
27.   chiede che la problematica della gestione dell’acqua, delle risorse idriche e del diritto di accesso all’acqua per tutti sia iscritta all’ordine del giorno degli accordi che la COP 15 definirà a Copenaghen (7-18 dicembre 2009) sul futuro del protocollo di Kyoto, alla luce del lavoro degli esperti dell’Intergovernmental Panel on Climate Change;
28.   sottolinea l’importanza che nell’elaborazione delle politiche di approvvigionamento e di gestione dell’acqua siano considerate le esigenze dei più poveri, con particolare attenzione per le popolazioni più esposte al cambiamento climatico;
29.   chiede alla Presidenza di turno di rappresentare l’Unione europea al Forum di Istanbul con un mandato per:

considerare l’accesso all’acqua potabile un diritto vitale, fondamentale dell’essere umano, e non solo un bene economico soggetto unicamente alle leggi di mercato,

sostenere gli orientamenti delineati nella presente risoluzione;
30.   auspica che nel contesto delle Nazioni Unite siano avviati negoziati per pervenire a un trattato internazionale che riconosca tale diritto; chiede agli Stati membri dell’Unione europea e alla Presidenza dell’Unione di lanciare iniziative politiche e diplomatiche in tal senso in seno all’Assemblea generale e della Commissione dei diritti umani delle Nazioni Unite;
31.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al Consiglio dei ministri ACP-UE, al Segretario generale delle Nazioni Unite e al segretariato generale del comitato per il Contratto mondiale sull’acqua.