Un maestro per tutti i movimenti sociali

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La seconda guerra mondiale è terminata da pochi anni. Il giovane Danilo Dolci abbandona tutto e si trasferisce in Sicilia. Povertà, mafia, brigantaggio e forti disuguaglianze devastano l’isola in quegli anni. L’opera di Danilo si mette fin da subito al servizio della comunità locale a partire dalla forte denuncia dello stato in cui vive la popolazione. Ma subito Dolci fa clamore nell’isola con il digiuno che avvia nello stesso letto in cui pochi giorni prima era morto di fame un bambino, fino ad ottenere una maggior attenzione delle istituzioni alle condizioni di vita della popolazione. Ma il clamore aumenta con la forte denuncia pubblica dei legami tra potere mafioso e politica.
Fin da subito emerge nell’azione di Dolci, una novità rispetto ad altre lotte sociali che l’isola ha sperimentato in quegli anni. Dolci, infatti, si chiede come andare oltre la denuncia e l’azione di gruppi isolati per concretare un’utopia che sia frutto della maturazione di tutti, che valorizzi ognuno, rivoluzionaria e maieutica. Capitini scriveva nel 1958 “Se Danilo unisce tutti, con lui si realizza sul piano popolare un nuovo ed incisivo modo di vivere la politica”.
Dolci affianca ad una fertile e innovativa opera culturale che lo vede collaborare con grandi intellettuali di tutto il mondo, un’azione sociale che è pura coordinazione, animazione, coinvolgimento della popolazione per ricercare assieme le “Leve del cambiamento”.
E’ così che Danilo promuove riunioni ed assemblee in cui la cittadinanza si riunisce in cerchio (proprio perché il cerchio favorisce il confronto e permette che tutti si possano vedere) per ricercare assieme, per capire come unire le forze e valorizzare l’apporto di ogni singolo al fine di migliorare la Sicilia di allora. Ed è in queste riunioni che prendono corpo progetti come la Diga sullo Jato o la scuola di Mirto.
La diga era l’unico vero strumento per garantire una presenza di acqua anche nei mesi di siccità e perché la gestione di quell’acqua fosse a vero vantaggio della popolazione. Per tagliare, cioè il controllo della mafia ma gestire la risorsa attraverso una cooperativa che rappresentasse il vero l’interesse collettivo. Si avvia dunque un percorso di azione collettiva, di vera rivoluzione nonviolenta, che porta ad imporre alle istituzioni locali e nazionali la realizzazione dell’opera. La Diga ancora oggi è attiva ed importante fonte di risorsa idrica gestita democraticamente per la popolazione locale e le attività agricole del luogo. Lo stesso processo partecipativo è poi sperimentato, con laboratori maieutici che coinvolgono i bambini, i genitori, gli insegnanti, per il progetto della scuola di Mirto. Una scuola progettata da chi la vive ogni giorno, a misura di bambino, ancora oggi una dimostrazione importante che la progettazione edilizia non spetta solo ad architetti ed ingegneri e che la didattica non la può decidere solo il ministero.
All’azione avviata da Danilo non mancano gli ostacoli, gli arresti, i soprusi, le intimidazioni mafiose, ma la partecipazione popolare che avvia è in continuo aumento, come quando centinaia di disoccupati organizzarono “lo sciopero alla rovescia” mettendosi a lavorare per la sistemazione di una strada dissestata. I manifestanti rivendicavano il rispetto dell’art 4 della Costituzione (diritto-dovere di tutti al lavoro) e Danilo finì in carcere perché “socialmente eversivo”.
Il 26 marzo 1970 parte un nuovo progetto d’informazione alternativa promosso da Dolci, Radio Libera, la prima radio libera in Italia. L’esperienza è bloccata lo stesso giorno dall’inaugurazione, dall’ottusità di un Potere che cerca di porre un freno ad un nuovo protagonismo sociale senza sapere che con l’uso della forza non produce altro effetto che la radicalizzazione dello scontro.
Scriveva Danilo “Saper concretare l’utopia chiede, col denunciare, un annunciare capace di lottare e costruire frontiere che valorizzino ognuno”.”La struttura maieutica può attivare e potenziare le scoperte-invenzioni di ciascuna coscienza”.
Danilo Dolci scopare il 30 Dicembre del 1997, sono trascorsi otto anni, ma i suoi insegnamenti e la sua pratica sono vivi e attuali ancora oggi. Ci mostrano che cambiare si può, che occorre lottare per costruire una società più giusta che non potrà essere tale se non come risultato dell’azione maieutica. Danilo ancora oggi continua a vivere in mezzo a chi lo ha conosciuto, a chi legge i suoi importantissimi libri, a chi apprende di una vita spesa per il cambiamento, al servizio della comunità. Sono numerosi in tutta Italia i centri ed i gruppi che a Danilo fanno riferimento ricordandone l’opera o le riflessioni come un fondamentale riferimento per l’azione sociale e culturale. Il Centro per lo sviluppo creativo “Danilo Dolci” a Partitico è uno dei più importanti. A Pisa un gruppo di lavoro in collaborazione con il regista Benvenuti sta preparando dal 27 febbraio al 4 marzo, una settimana di iniziative tutte dedicate a Danilo . A Lucca un gruppo di lavoro costituitosi da alcuni mesi sta preparando un calendario di laboratori maieutici per riportare nell’attualità delle problematiche locali gli insegnamenti di Dolci.