Va a ruba il latte fresco al distributore di Lammari

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LAMMARI. Decine e decine di persone in fila in paziente attesa che il latte fresco, anzi freschissimo, arrivi dalla vicina stalla. La scena si ripete ogni mattina e ogni sera a Lammari, davanti alla casetta in legno che contiene l’ormai famosissimo distributore di latte crudo, a due passi dalle scuole materna e elementare.  Guai a presentarsi qualche ora dopo il rifornimento: di latte neanche una goccia e al suo posto il laconico cartello con l’orario del prossimo approvvigionamento (di solito sono due al giorno). Del resto alle povere mucche non si può chiedere di stare al passo con la voglia di prodotto genuino e di risparmio (un solo euro al litro) dei capannoresi.  Insomma, successo inaspettato, tanto che l’assessore all’ambiente del comune di Capannori Alessio Ciacci sta pensando di investire altri 15mila euro in un nuovo distributore, magari da piazzare nella zona sud del territorio.  «Non pensavamo che l’iniziativa avrebbe riscosso tanto consenso – commenta Ciacci -, ma è inutile dire che ne siamo molto felici». L’obiettivo era offrire un prodotto di qualità elevata al giusto prezzo e, allo stesso tempo, promuovere atteggiamenti eco-compatibili (l’utilizzo di bottiglie riciclate, per esempio). Il problema è che a Lammari arrivano, un po’ per curiosità, un po’ perché il latte è ottimo, da tutto il Comune.  «Ne siamo coscienti – prosegue l’assessore – e stiamo cercando di allargare l’offerta, ovvero realizzare nuovi distributori. L’impegno economico è abbordabile (15mila euro) e l’amministrazione è pronta a fronteggiarlo, ma manca la materia prima, ovvero le mucche. A Lammari la situazione è ottimale perché abbiamo trovato un allevatore che è stato disposto a certificare la sua stalla con lo standard “alta qualità”, ma non sono molti i capannoresi che hanno un attività di questo tipo e dunque rischiamo di realizzare un secondo distributore e non avere il latte da distribuire. Sono in contatto continuo con il presidente dell’Associazione allevatori e con lui stiamo cercando una soluzione. Al di là del prodotto genuino, il caso di Lammari ha scatenato nuovo interesse per un’attività quasi dimenticata e che solo pochi decenni fa era la norma per moltissime famiglie della Piana. Ora bambini e adulti visitano la stalla e imparano come si produce il latte che bevono ogni giorno. Ci piacerebbe che questa riscoperta delle tradizioni si attivasse anche in altre zone». A.B.