Arturo Paoli si rivolge ai giovani: "Siate amorizzatori del mondo"

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Arturo Paoli si rivolge ai giovani: "Siate amorizzatori del mondo"

In un auditorium San Romano affollatissimo, Fratel Arturo Paoli ha presentato il suo messaggio di speranza, anticipando alcuni contenuti del suo ultimo libro, “La rinascita dell’Italia. Messaggio ai giovani”. All’incontro sono intervenuti il presidente della Fondazione Banca del Monte, Alberto Del Carlo, l’arcivescovo di Lucca Italo Castellani e la curatrice del Fondo Arturo Paoli Bruna Bocchini Camaiani.
Del Carlo ha introdotto l’incontro ricordando quanto importante sia la parola “dell’amico Arturo”, in quanto raro caso di parola autenticamente e coerentemente inserita nel contesto di una lunga vita. E’ questo riuscito connubio di parola e vita che avvalora il messaggio del religioso, che si rivolge ai giovani – ma anche a tutti coloro che tali vogliono sentirsi, indipendentemente dall’età anagrafica – esortandoli a fare, a impegnarsi e a combattere per un mondo migliore.
“Soprattutto in questo particolare periodo storico, definito su più fronti di crisi, dobbiamo domandarci e proporre risposte concrete per ottenere un’Italia e un mondo migliore. E dobbiamo farlo adesso, perchè il nostro lavoro non sia un regalo solo per i nostri figli, ma anche per noi stessi – ha affermato Del Carlo -. La crisi che affrontiamo oggi non è soltanto finanziaria e nemmeno esclusivamente economica. E’ crisi ben più tragicamente etica e sistemica: è la crisi dell’uomo, delle sue relazioni e delle organizzazioni a cui ha dato vita. E’ in difficoltà la nazione. Ed è il fallimento del sistema di liberto mercato che, in contrasto con il proprio nome, ha creato solo monopoli. Ecco che forse allora il libro di Arturo può indicarci una via”.
E Fratel Arturo ha espresso chiaramente quale sia la via da seguire, rievocando un giovanile incontro letterario: “amorizzare il mondo”.
Queste le parole di De Chardin, che colpirono a tal punto il sacerdote da averle elette a principio guida della propria vita e della propria missione.
“Al di là della definizioni che si vogliono dare di Cristo ciò che mi colpì fu la sua missione. Egli scese in Terra per amorizzare il mondo, per donare amore. E’ da questo amore che dobbiamo ripartire – ha detto Paoli -. La nostra vita cattolica è molto individualista, così come tutte le nostre relazioni. Anche la politica è basata sull’individuo e sull’egoismo. Il mondo che ci circonda è profondamente anticristiano: si fa a meno degli altri. La società non offre più risposte ai problemi”.
“Ecco che allora quello che diviene importante – ha continuato Paoli – è recuperare l’insegnamento primo. E rivolgendomi ai giovani, che forse sono i più colpiti da questa disfatta, non avendo esempi positivi né appigli in questo momento, ma che sono senz’altro anche i destinatari prediletti del mio messaggio, perchè più propensi all’impegno e perchè hanno tempo a disposizione, dico: abbiate coraggio! E rivolgetevi al nostro Amico! Guardate a lui e impegnatevi ad essere degli amorizzatori”.
Paoli ha ricordato i suoi quaranta anni nelle favelas in Brasile, e al suo invito all’amore, al donarsi, ha posto particolare enfasi sul valore delle donne: “le donne povere delle favelas, sebbene sole e attanagliate dalla miseria, hanno una forza straordinaria, una potenzialità affettiva, di rinuncia, di sacrificio senza pari. L’uomo non potrà mai essere capace di tanto amore. Nelle donne sta l’alterità, che è la forma più alta di altruismo”.
E tornando all’Italia di oggi ha lamentato come la politica, i partiti, che dovrebbero essere le sedi di progetti, ideali e ideologie, siano ormai meno di zero, il vuoto. “Ecco che allora si renderebbe necessaria una conversione collettiva: basta con le discoteche, con il sesso per il solo sesso, con il dominio delle immagini. Serve un’energia umana rinnovata, che sia in contatto con Dio, con gli altri uomini, con i poveri. Tutti dovremmo sentire la chiamata a combattere per salvare l’amore”.
Questo quanto ci è stato rivelato del messaggio di Fratel Arturo.
Adesso non resta che vedere se i destinatari siano idonei: l’alto contenuto delle direttive di Paoli necessita infatti di orecchie e cuori sensibili.
Il punto quindi è: esiste ancora questa sensibilità o forse con la crisi generale è venuta meno anche quella?
Lo Schermo