Banca Etica, cinque temi cruciali per mettere alle strette la politica

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Banca Etica, cinque temi cruciali per mettere alle strette la politica

Cambiare la finanza per cambiare l’Italia in vista delle elezioni del 24 e 25 febbraio. Un appello rivolto a tutti i leader politici per  regolare norme bancarie e finanziarie. Il rapporto Liikanen che intende rendere noti i nomi delle banche che speculano da quelle che non lo fanno. Saper distinguere fra gli istituti di credito che svolgono il loro lavoro tradizionale da quelli che mettono il gioco finanziario nelle loro priorità
Banca Etica, cinque temi cruciali per mettere alle strette la politica
ROMA – Banca Etica apre la campagna Cambiare la finanza per cambiare l’Italia in vista delle elezioni del 24 e 25 febbraio e pone cinque temi cruciali a tutti i leader politici per trovare risposte alla necessità di regolare norme bancarie e finanziarie importanti, compreso il rapporto Liikanen che intende rendere noti i nomi delle banche che speculano da quelle che non lo fanno, per rendere i cittadini europei consapevoli delle loro scelte.
La Finanza prima che al potere. Mentre le competizioni politiche per le elezioni di febbraio si svolgono all’insegna della nota disputa sull’assunzione e gestione del potere, il mondo reale perde punti di riferimento e non si fida più di una finanza che spesso ostacola le scelte dei cittadini, già provati dalla crisi. Con questo sguardo sulle esigenze della popolazione, Banca Etica apre la campagna Cambiare la finanza per cambiare l’Italia, nella quale s’impegna concretamente a chiedere ai leader di tutte le coalizioni in gioco come agire su 5 argomenti fondamentali della politica finanziaria. Da Angelino Alfano a Pier Luigi Bersani, da Beppe Grillo a Giuseppe Ingroia, da Mario Monti a Nichi Vendola: i leader delle coalizioni in gara dovranno assumersi la scomoda responsabilità di entrare nel merito di un settore attorno al quale ruotano tutte le risorse del paese e che appare sempre piuttosto oscuro invece di essere trasparente come etica vorrebbe.
I TEMI DELLA CAMPAGNA
Primo: la Tobin Tax. La prima questione riguarda la ben nota Tobin Tax. La rivoluzionaria idea del premio Nobel James Tobin prevede, in sostanza, di colpire tutte le transazioni sui mercati valutari per stabilizzarli, e contemporaneamente per procurare entrate da destinare alla comunità internazionale. La semplice domanda posta da Banca Etica è: intende migliorare l’attuale Tobin Tax al fine di arginare la finanza speculativa, i derivati e le transazioni giornaliere ultraveloci e di reperire risorse per welfare, ambiente e cooperazione? Come?
Secondo: i paradisi fiscali. Nodo assai nebuloso sul quale naviga il mondo finanziario riguarda i Paradisi Fiscali. Banca Etica chiede esplicitamente: realizzerà misure per contrastare la fuga di capitali verso i paradisi fiscali? Si impegnerà per ridurre la presenza in tali Paesi delle società italiane controllate dal Tesoro?
Terzo: l’azionariato popolare. Si rivedrà la tassazione sui piccoli risparmi, in modo da non penalizzare le esperienze di democrazia economica e azionariato diffuso?
Quarto: il rapporto tra etica e finanza. Si impegnerà per attuare la separazione tra banche commerciali al servizio dell’economia reale e istituti specializzati nel trading, così come auspicato da autorevoli commissioni indipendenti? Introdurrà una definizione normativa della finanza etica e per favorire le attività ad essa correlate incluso il microcredito?
Quinto: il nodo delle banche “sistemiche”. L’ultima questione spinosa della campagna, riguarda un rapporto dell’Unione Europea reso pubblico nell’ottobre 2012, ma del quale, tanto i media quanto gli attori politici e finanziari nazionali e internazionali, pochissimo hanno parlato. Il rapporto risulta essere un complesso studio sulle banche “sistemiche”, cioè i colossi finanziari internazionali, che adottano derivarti e altre forme di investimenti speculativi, e quelle che non adottano tali metodi di “sussistenza”. Il suo scopo è quello di notificare chi sono i giganti bancari che usano i contratti speculativi e chi, al contrario, non si avvale di tale strumento tanto redditizio quanto torbido.
Differenze tra colossi bancari e banche etiche. “Il rapporto Liikanen ricorda che il dibattito scientifico identifica la dimensione ottimale di un intermediario bancario a livelli decisamente più bassi di quelli delle grandi banche sistemiche, e che le banche di piccole dimensioni e del territorio sono più capitalizzate, fanno più prestiti e depositi a parità di attivo e sono meno rischiose per il sistema – spiega Leonardo Becchetti, docente di Economia a Tor Vergata e Presidente del Comitato Etico di Banca Etica – Il problema maggiore però è che le grandi banche sistemiche sono dei giganteschi conglomerati che mettono assieme la tradizionale attività di raccolta di risparmio della clientela e quella infinitamente più rischiosa del trading in proprio su strumenti di finanza derivata. Oggi ci sono molte grandi banche che hanno attivi superiori a quelli degli stati d’origine (la Ing olandese, la HSBC del Regno Unito, il Banco Santander spagnolo e Nordea svedese,  per fare qualche esempio)”.
La soluzione del rapporto Liikanen. E’ quella di rendere noto chi specula e chi no: “L’unica vera soluzione è quella della separazione tra banca commerciale e attività di trading proprietario perché è l’unione delle due funzioni la vera arma di ricatto delle grandi banche sistemiche sugli stati nazionali – dichiara ancora Becchetti – Il sistema ideale di cui avremmo bisogno dovrebbe prevedere banche di dimensioni più piccole, maggiore attenzione al ruolo delle banche locali, cooperative ed etiche, separazione tra banche commerciali ed attività di trading, regolamentazione e tassazione delle attività più speculative al fine di depotenziare l’enorme rischio del sistema finanziario-ombra, che grava sulle nostre teste. Inoltre è arrivato il momento di stringere la cinghia sul problema dell’elusione fiscale di questi colossi per evitare di continuare a vivere in un’economia globale fatta di ricchezza senza nazioni e nazioni senza ricchezza”.
La politica italiana e il rapporto Liikanen. Le domande di Banca Etica sul rapporto Liikanen sono queste: terrà conto del rapporto dell’UE che segnala il ruolo cruciale del sistema delle banche etiche e cooperative in risposta alla crisi? Chiederà una revisione degli accordi di Basilea affinché non penalizzino le banche etiche e cooperative e non ostacolino l’erogazione di credito a favore delle realtà del Terzo Settore?
Per sottoscrivere la campagna di Banca Etica. Attraverso la piattaforma change.org soci, clienti, simpatizzanti e tutte i cittadini potranno firmare per avere risposte chiare dalle forze politiche in gara per governare il Paese.
di MARTA RIZZO- Repubblica