Recupero abiti usati: accordo Anci-Conau per promuovere la raccolta differenziata degli abiti usati

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Recupero abiti usati: accordo Anci-Conau per promuovere la raccolta differenziata degli abiti usati

L’obiettivo del protocollo d’intesa firmato dall’Anci, Associazione nazionale comuni Italia, e dal Conau, il Consorzio Nazionale Abiti e Accessori Usati è quello di sostenere lo sviluppo della raccolta differenziata dei rifiuti tessili e degli abiti usati in Italia, con evidenti vantaggi in termini ambientali, economici e sociali.
Gli abiti usati possono avere una seconda vita e trattarli come rifiuti qualsiasi, destinati a discariche o inceneritori, costituisce un grosso spreco. E’ prima di tutto uno spreco di materiali, ma è anche una mancata occasione di utilità sociale.
Gli indumenti che noi buttiamo, infatti, possono essere riutilizzati da chi non può permettersi di comprare vestiti nuovi. Per sostenere lo sviluppo della raccolta differenziata degli abiti usati è stata firmata un’intesa tra l’Anci, Associazione nazionale comuni Italia, e il Conau, Consorzio nazionale abiti e accessori usati.
Si tratta di un accordo importante che si prefigge l’obiettivo di triplicare il volume di raccolta degli abiti usati: oggi in Italia vengono raccolti ogni anno meno di 1,5 Kg per abitante, pari a circa 80mila tonnellate, lo 0,24% sul totale dei rifiuti solidi urbani. In Germania ne vengono raccolti 7. E se pensiamo che gli italiani spendono anche di più per vestirsi, è facile capire i vantaggi di una maggiore raccolta. Si stima che ogni italiano consumi 15 Kg di indumenti all’anno; se si riuscisse a portare la raccolta almeno a 5 kg si avrebbe un risparmio di ben 45 milioni di euro. Anche perché circa il 70% degli abiti usati si riesce a riutilizzare.
In diverse parti dell’Italia la raccolta urbana della frazione tessile – abiti usati, soprattutto, gettati
via, ma non solo – risulta ancora oggi “non adeguata rispetto ai prefissati obiettivi complessivi di raccolta differenziata, ammontando complessivamente a soli 1,3 chilogrammi/abitante/anno pari a 80mila tonnellate, lo 0,24% sul totale dei rifiuti solidi urbani e fino all’1% della frazione secca”. Però si può far meglio, ed “arrivare a triplicare e raggiungere presto i 3-5 kg/abitante/anno, pari a circa 240mila tonnellate complessive”.
L’intesa Anci-Conau vuole rappresentare un modello che tutti i Comuni possono seguire. Oltre ad un modello di convenzione operativa, il protocollo contiene un allegato tecnico che fissa i requisiti per uno svolgimento ottimale del servizio di raccolta e recupero dei rifiuti tessili: sono indicati gli standard qualitativi, la tipologia dei cassonetti, le frequenze della raccolta, le caratteristiche degli impianti di trattamento.
Vengono stabilite anche le modalità per la corretta gestione dei rifiuti da parte di operatori autorizzati che assicureranno poi la tracciabilità dei rifiuti avviati verso il recupero. Tutto questo, oltre a garantire una maggiore omogeneità delle condizioni di raccolta su tutto il territorio nazionale, assicura anche una riduzione dei costi di smaltimento e contrasta tutta quella parte di illegalità che vive nel settore degli abiti usati.
Grazie a questo servizio i Comuni potranno avvicinarsi agli obiettivi fissati dal Testo Unico Ambientale in tema di raccolta differenziata (entro fine 2012 deve essere raggiunto il 65%) e di effettivo riciclo dei rifiuti domestici (entro il 2020 dovrà essere pari al 50%).
Questo è un ulteriore strumento che l’Anci ha voluto mettere a disposizione dei Comuni per promuovere la corretta raccolta differenziata e massimizzare sia dal punto di vista della quantita’ che della qualita’ i rifiuti da avviare a recupero, sottraendoli allo smaltimento finale, con evidenti vantaggi ambientali ed anche in termini di riduzione dei costi di gestione complessivi – ha commentato Filippo Bernocchi, delegato Anci alle politiche dell’energia e dei rifiuti -. Ci auguriamo che dopo imballaggi, rifiuti elettronici ed abiti usati, sia possibile proseguire con il medesimo approccio anche con altre particolari categorie di rifiuti, che presentano anche caratteristiche di pericolosita’, quali le pile e le batterie, cosi’ da rispondere pienamente al dettato normativo europeo e nazionale”. La convenzione riguarda al momento le aziende associate al Conau, ma e’ aperta a tutti gli operatori del settore che garantiranno i medesimi standard definiti nel protocollo d’intesa.
Il protocollo d’intesa siglato da Anci e Conau fissa i requisiti ottimali per lo svolgimento del servizio di raccolta e recupero dei rifiuti tessili che gli operatori devono offrire ai comuni (standard qualitativi, tipologia di cassonetti, frequenze della raccolta, caratteristiche degli impianti di trattamento) anche per assicurare una maggiore omogeneità sul territorio nazionale delle condizioni di raccolta. “L’accordo siglato – spiega Edoardo Amerini, presidente del Conau – ha anche una forte valenza sociale in quanto le attività di raccolta previste dall’intesa vengono, in misura significativa, svolte grazie alla collaborazione di enti non profit (ad esempio la Caritas) che offrono possibilità di occupazione e reinserimento sociale a persone con disagi/svantaggi sociali; una parte degli abiti raccolti e considerati riutilizzabili viene donata a famiglie indigenti, mentre una parte di quanto ricavato economicamente viene impiegata da questi enti per sostenere le proprie iniziative benefiche”.
Per visualizzare l’accordo Anci – Conau