“Oggi la finanza ha perso la sua funzione sociale. Non è più uno strumento al servizio delle attività umane ma un fine in se stesso per fare soldi dai soldi”. Intervista ad Andrea Baranes, Presidente della Fondazione Culturale Responsabilità Etica della rete di Banca Etica.
Assistiamo impotenti all’egemonia e all’ingerenza della finanza sulla politica, sulla sovranità degli stati e dei loro sistemi democratici. Da anni ne paghiamo le conseguenze con una crisi senza precedenti che tuttora non sembra offrire spiragli di luce all’orizzonte e che necessariamente ci porta ad analizzare le cause generatrici di questo circuito-sistema perverso; una perversione che nasce dall’avere lentamente sfigurato e stravolto il ruolo primario dell’attività di banca, in origine volto al finanziamento dell’economia reale. Cambiare rotta non è e non può più essere solamente compito da affidare alle istituzioni ma, oggi più che mai, rappresenta una sfida personale che si può vincere creando una coscienza collettiva e allo stesso tempo un maggiore senso di responsabilizzazione individuale.
Il Cambiamento ha discusso della crisi finanziaria e della finanza etica con Andrea Baranes, Presidente della Fondazione Culturale Responsabilità Etica della rete di Banca Etica.
Mai come in questi mesi si è parlato e si continua a parlare di finanza, dei mercati, di indici e spread, di signoraggio bancario, di invadenza della speculazione finanziaria nella politica pubblica. Che idea ti sei fatto?
Oggi la finanza ha perso la sua funzione sociale. Non è più uno strumento al servizio delle attività umane ma un fine in se stesso per fare soldi dai soldi nel più breve tempo possibile. Le conseguenze di tale atteggiamento sono sotto gli occhi di tutti, nella crisi finanziaria globale esplosa nel 2007 con la bolla dei mutui subprime in USA e che continua coinvolgendo interi Paesi, come purtroppo anche l’Italia.
Per non parlare del fatto che esistono degli strumenti finanziari derivati, i CDS (Credit Default Swap) che oggi consentono di scommettere anche contro interi Paesi e di guadagnare dalle difficoltà di questi Paesi, come è avvenuto in Grecia o come avviene oggi in Italia. Scommesse che esasperano i problemi reali e le ondate speculative. Paradossalmente è la finanza etica a fare oggi ciò che la finanza dovrebbe fare: aiutare l’economia reale, la creazione di posti di lavoro, uno sviluppo della società ‘ambientalmente’ sostenibile. La maggior parte del sistema finanziario ha perso di vista tale obiettivo, e, attratta dal miraggio di profitti facili, si è trasformata in un casinò globale.
Nel video che segue: Andrea Baranes spiega in maniera molto semplice e chiara il meccanismo dei CDS al teatro Valle, lo scorso luglio 2011
In Italia, oggi, chi riesce ancora ad investire in borsa e chi riesce ancora a specularvi a tuo avviso?
Oggi moltissimi cittadini investono in borsa, ma molto spesso senza alcuna esperienza finanziaria e soprattutto senza alcuna possibilità di indirizzare i loro risparmi verso imprese e forme di investimento attente all’ambiente e ai diritti. Pensiamo alle lavoratrici e ai lavoratori che sono stati spinti negli ultimi anni a investire nei fondi pensione. Pensiamo a quanto pubblicità e informazione spingano anche i piccoli risparmiatori a lanciarsi in investimenti finanziari.
La maggior parte dei soldi che alimentano la speculazione provengono dai conti correnti, dai fondi di investimento, dai fondi pensione, in ultima analisi dai capitali dei piccoli risparmiatori. In questo modo oltre che vittime della crisi finanziaria ne diventiamo anche complici inconsapevoli. Non solo. I piccoli risparmiatori sono anche quelli su cui scaricare le perdite legate a operazioni rischiose e speculative.
Cosa può fare il cittadino per non cadere indirettamente ed inconsapevolmente nella ‘trappola’ della speculazione bancaria, dei suoi interessi affaristici e del cosiddetto ‘signoraggio bancario’?
Così come è successo con il commercio equo che ha spinto milioni di donne e uomini a interrogarsi su come vengono prodotti i beni di consumo che acquistano e a pretendere dalle industrie una maggiore responsabilità sociale di impresa, il cambiamento nella finanza dovrà necessariamente partire anche da una spinta dal basso, dalla collettività dei risparmiatori, anche piccoli.
Quando affidiamo i nostri risparmi a un intermediario finanziario dobbiamo iniziare a chiederci se siamo disposti a fidarci di qualcuno che intenda usarlo per un traffico di mine antiuomo, per quanto remunerativo, o a chi volesse giocarselo al casinò della speculazione.
Siamo tutti contenti di avere qualche decina di euro in più sul conto corrente a fine anno, ma se questo avviene grazie a una speculazione che porta all’aumento dei prezzi della benzina, del pane, dei prodotti alimentari di base? Se questa speculazione è il principale motore della crisi che stiamo vivendo? È necessario iniziare a considerare la finanza come un bene comune, dove l’interesse del singolo deve fermarsi di fronte a quello della società nel suo insieme.
Un discorso analogo riguarda, oltre i conti correnti bancari, l’insieme degli strumenti finanziari sottoscritti da milioni di italiani. Fondi di investimento, fondi pensione, assicurazioni e via discorrendo. Cosa si nasconde nel portafogli di questi investitori? Quanto sono presenti prodotti come gli ETF (Exchange Traded Fund) o gli ETC (Exchange Traded Commodities) usati per speculare su cibo e materie prime? Nel portafogli del mio fondo sono presenti prodotti derivati o strutturati ad alto rischio?
Banca Etica “vede la finanza come un mezzo al servizio delle persone e della società”
Al contrario, da anni voi vi occupate di finanza etica. A beneficio dei nostri lettori, ci daresti un quadro generale su Banca Etica e sulle sue attività?
Banca Etica è una banca che propone i normali servizi bancari (conti correnti, bancomat, carte di credito, internet banking, ecc…). Ci sono però delle differenze sostanziali con una banca ‘tradizionale’. Banca Etica è nata dall’impegno di persone, organizzazioni e reti che credono in un modo diverso di fare finanza, ponendo la tutela ambientale e i diritti umani al centro dell’operato. In altre parole, è attenta alle conseguenze non economiche delle azioni economiche. Banca Etica rifiuta la finanza come fine in se stesso per fare denaro dal denaro ma vede la finanza come un mezzo al servizio delle persone e della società.
Nella pratica vengono rifiutate le operazioni nel settore delle armi o in altri ambiti ad elevato impatto ambientale, sociale o sui diritti umani, l’utilizzo dei paradisi fiscali, le operazioni e gli strumenti complessi o speculativi. Banca Etica è stata ad esempio l’unico istituto in Italia a dichiarare di rifiutare i soldi rimpatriati con lo scudo fiscale deciso dal governo l’anno scorso. I finanziamenti sono indirizzati in alcuni settori ben definiti, dalla cooperazione sociale alle energie rinnovabili, dall’agricoltura biologica al commercio equo e solidale e via discorrendo. Uno dei punti di forza di Banca Etica è la completa trasparenza: tutti i prestiti concessi a persone giuridiche nella storia della banca sono disponibili sul sito internet della banca, sfatando il mito del “segreto bancario”.
Banca Etica conta oggi su oltre 35.000 soci tra persone fisiche, associazioni, cooperative e altre organizzazioni. In assemblea vige il principio “una testa un voto” in modo che tutti possano partecipare allo stesso modo, indipendentemente dal capitale posseduto.
Che risultati concreti siete riusciti a raggiungere in questi ultimi anni. Ci faresti degli esempi di contribuzione all’economia reale del paese?
Tutti i prestiti e i progetti finanziati da Banca Etica contribuiscono all’economia reale. Si va dal sostegno al biologico a quello alle energie rinnovabili, dalla cooperazione internazionale alla tutela della legalità, al fianco delle associazioni che si battono contro le mafie. In maniera forse ancora più importante, Banca Etica in questi anni ha dimostrato che piccole associazioni e cooperative spesso giudicate ‘non bancabili’ dal sistema tradizionale possono invece avere accesso al credito e grazie a questo crescere e proporre modelli concreti di economie e di sviluppo alternativi. Ancora, Banca Etica è un esempio e una possibilità concreta per tutti quei cittadini che vogliono sapere che fine fa il loro denaro e che sono scontenti della mancanza di trasparenza e dell’opacità delle banche tradizionali.
Negli Stati Uniti il fenomeno del boicottaggio bancario continua a crescere. In poco meno di due mesi dal Bank Transfer Day, si contano oltre 700.000 ‘boicottatori’, gente che ha deciso di trasferire i propri risparmi nelle Credit Unions. Pensi sia un’esperienza riproducibile anche nel nostro paese?
Sicuramente sarebbe riproducibile. Anche se le banche italiane non sono state direttamente coinvolte come quelle degli USA nella speculazione finanziaria e nella crisi, rimangono enormi criticità, dalla mancanza di trasparenza ai finanziamenti con elevati impatti sociali e ambientali (armi, nucleare, cambiamenti climatici, ecc…).
È una questione di presa di coscienza e volontà dei correntisti e risparmiatori. Negli anni scorsi si è sviluppata in Italia la campagna di ‘pressione alle banche armate’ con migliaia di cittadini che scrivevano alla loro banca per chiedere di interrompere il sostegno all’export di sistemi di armamento italiani, in particolare verso i Paesi più poveri. Questa campagna ha portato molte banche a cambiare il loro comportamento in quest’ambito, e ha accresciuto la consapevolezza dei cittadini riguardo all’utilizzo del loro denaro e a cosa possiamo fare noi nel quotidiano.
Ora un processo analogo deve avvenire riguardo la speculazione e la finanza-casinò. Sicuramente oggi c’è una maggiore consapevolezza riguardo le responsabilità di gran parte del sistema bancario e finanziario tradizionale nella crisi che stiamo vivendo, ma anche in altri settori. A Giugno 27 milioni di italiani hanno detto ‘no’ al nucleare in maniera netta. Quanti di questi cittadini sarebbero contenti di sapere che, con i loro soldi, la loro banca continua a finanziare il nucleare in altri Paesi europei? Eppure è proprio ciò che avviene per alcuni dei più importanti gruppi bancari italiani. Dobbiamo esigere una completa trasparenza sull’utilizzo del nostro denaro, per evitare che questo venga impiegato in attività contrarie alle nostre convinzioni, alla nostra etica o ai nostri principi.
Quali sono le prossime sfide per Banca Etica?
Banca Etica ha scelto di operare sul mercato bancario, confrontandosi direttamente con gli altri istituti di credito. La sfida è quella di continuare il percorso intrapreso ponendosi come un’alternativa concreta per tutti quei cittadini che non vogliono contribuire con i loro risparmi ad alimentare la crisi finanziaria o violazioni dei diritti umani o dell’ambiente.
logo banca etica
“Banca Etica ha scelto di operare sul mercato bancario, confrontandosi direttamente con gli altri istituti di credito”
Più in generale che futuro ci aspetta a tuo avviso anche alla luce degli ultimi sviluppi politici italiani?
La situazione in Italia è sicuramente complessa ed è difficile dire cosa ci riserverà il futuro. Certo è che il nostro Paese si trova al centro di una tempesta finanziaria, nella quale i grandi speculatori cercano di approfittare per guadagnare sulle difficoltà altrui. Se oltre che vittime di questa situazione non vogliamo esserne complici c’è un primo passo semplice quanto efficace che possiamo compiere: non con i miei soldi.
Che messaggio ti piacerebbe trasmettere ai lettori de Il Cambiamento?
Quando sottoscriviamo in banca un fondo pensione o di investimento o anche un semplice conto corrente abbiamo il diritto e di chiedere al gestore:
– come sono impiegati i miei risparmi?
– che cosa fa la mia banca con i miei soldi?
– quanto partecipa al grande circo della speculazione?
– ha delle filiali in qualche paradiso fiscale?
– che parte dei suoi profitti proviene dalla tradizionale attività creditizia che sostiene l’economia reale e la creazione di posti di lavoro, e quanta invece dal giocare con prodotti derivati e strutturati e dal sistema bancario ombra?
Se saremo sempre di più a porre queste domande alle banche e agli intermediari, le risposte dovranno arrivare e l’opacità del sistema finanziario dovrà lasciare spazio a una maggiore trasparenza.
5 Novembre 2024