I miei fratelli sono morti ammazzati. E non perché avevano stili di vita sbagliati

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I miei fratelli sono morti ammazzati. E non perché avevano stili di vita sbagliati

Rosa-GrecoLa testimonianza di Rosa: stiamo pagando un prezzo troppo alto. Racconto la mia storia per dignità.
Pubblichiamo la testimonianza di una lettrice, Rosa Greco Buonomo, che ha raccontato a Ilaria Puglia il suo dramma familiare. Rosa, nata e cresciuta a Crispano, ha perso entrambi i fratelli in quel biocidio autorizzato che ormai è diventata la Terra dei fuochi
Ciao Ilaria, come promesso provo a raccontarti la storia dei miei fratelli e il dolore della mia famiglia. Era aprile del ‘93 quando a Giuseppe fu diagnosticata una leucemia acuta cronica, e, sempre nel ’93, ma a giugno, a Franco diagnosticarono un mieloma multiplo microcellulare k. Rosa GrecoGiuseppe era un ragazzo di 22 anni bellissimo, sai? È stata dura. Se vedi la foto, quello con i capelli lunghi è Giuseppe. Quella foto la fece il giorno prima di iniziare la chemio. Lui le terapie non le ha mai accettate: sapeva che il tipo di leucemia che aveva era incurabile. Quando iniziarono a cadergli i capelli fu una tragedia. Invece Franco ha lottato di più. Franco aveva 25 anni, lui voleva sconfiggere la malattia. Sai, Ilaria, la mia famiglia, oltre a combattere contro le malattie, ha lottato anche con il pregiudizio della gente. Mamma si ammalò di depressione: era umiliante vedere le persone che pensavano e vedevano i miei fratelli non come malati ma quasi come tossici, come drogati. Oggi mi viene da piangere se penso che anche un ministro ha avuto il coraggio di scrivere che le malattie sono conseguenza di uno stile di vita sbagliato.
Tornando ai miei fratelli, Giuseppe non usciva più di casa, si vergognava, diceva che le persone lo evitavano o lo guardavano strano. Morì nel ’95, dopo aver subito anche un trapianto del midollo. Franco, invece, usciva e se ne infischiava, lui pensava solo a vivere, anche dopo che le chemio gli fecero scoppiare l’intestino ed ebbe una colostomia che portava una borsetta per le feci, anche quando la malattia iniziò a progredire velocemente disintegrandogli le ossa. Ormai portava il tutore per un’anca e il collarino per la clavicola, ma lui usciva, andava a pesca, andava fuori con amici, non si è mai avvilito o lamentato, lui pensava di farcela, di riavere la sua vita.
Mi ricordo quando andammo a Genova dal prof. Baccicalupo per Franco, sai, eravamo convinte che la nostra famiglia aveva dei geni ereditari per questa malattia e chiedemmo a Baccicalupo se era possibile, e lui, Peppe, era già morto. Baccicalupo ci disse che per fatalità la nostra famiglia rientrava in una statistica di ammalati campani.
L’unico centro disponibile a curare Franco lo trovammo a Pescara. Prendemmo una casa nei pressi dell’ospedale e per un anno una mia sorella si trasferì con Franco lì, rinunciando alla sua laurea in Architettura, anche dopo non è più riuscita a riprendere gli studi. Anche Franco fece il trapianto di midollo e anche per lui non ci furono speranze.
Vedi, Ilaria, ti sembrerà strano che dopo tanti anni ho postato la foto dei miei fratelli. Per me e la mia famiglia è stata dura ed è dura ancora. Ho mamma che è morta insieme ai miei fratelli, è morta dentro. Mamma prese una forte depressione, non mangiava più, non viveva più, ora si sta riprendendo da un’ischemia dovuta a un cuore fibrillante. Forse, se ho reso pubblico un dolore cosi intimo è solo per dignità.
I miei fratelli sono morti ammazzati e non perché avevano stili di vita sbagliati. Ne abbiamo passate tante che non so neppure come raccontarle e stiamo ancora pagando un prezzo troppo alto. Scusa se è scritto male o se non risponde a quello che volevi sapere.
Un bacio, Rosa Buonomo
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