Nuova occupazione: non dalle grandi opere ma dalle buone pratiche

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L’occupazione sostenibile
Grandi opere, ecoincentivi, permessi di costruire, condoni: molti tentativi si rincorrono per cercare vie da esplorare per vincere una crisi complessa.
Vorrei provare a fornire una proposta al governo e ai decisori. Abbiamo una grande opportunità in Italia per creare posti di lavoro a costo ridotto per la società: promuovere la raccolta differenziata di tipo domiciliare.
Le amministrazioni virtuose italiane che hanno già intrapreso questa via hanno dimostrato come il cambiamento della raccolta rifiuti da stradale a domiciliare, con una raccolta differenziata integrata, necessita almeno del 50% di manodopera in più.
In pratica servire i 45milioni di italiani, che ancora non lo sono, con raccolta domiciliare, significherebbe creare circa 100.000 posti di lavoro diretti.
Un intervento di questo tipo ha tre considerazioni immediate: richiede tempi di attivazioni rapidissimi, dell’ordine di mesi, come si direbbe per le grandi opere è immediatamente cantierabile; dà ordine al sistema dei rifiuti riportando le materie nei canali corretti contribuendo al contenimento della produzione complessiva, aumentando l’efficienza degli impianti di smaltimento, garantendo un maggior controllo di filiera evitando conferimenti fraudolenti; aumenta la qualità (non solo la quantità) delle materie prime seconde, creando ulteriori posti di lavoro nel comparto del recupero, quantificabili in ulteriori 100.000 posti di lavoro. Comparto a dura prova della crisi globale, ma certamente più flessibile dell’industria classica che si basa sull’utilizzo delle risorse naturali prime, distanti e costose.
Ovviamente tutto ciò ha un costo: la raccolta e il trattamento post raccolta costano mediamente il 30 – 50% in più dell’attuale costo di raccolta. È altresì vero che in questo modo diminuiscono i costi alla collettività dello smaltimento finale (discariche in particolare) e il modello nell’arco di 3 anni può raggiungere un nuovo equilibrio. Si tratta di sottrarre risorse dallo smaltimento per investirle nelle raccolte.
In termini ancor più visivi si tratta di smetterla di buttare biglietti da 100 euro sotto terra e darli alle persone. Se poi il governo decidesse di investire per contenere l’aumento di costi dello start up l’intera operazione il costo complessivo potrebbe aggirarsi attorno ai 900 milioni di euro. Meno di un miliardo di euro per 200.000 posti di lavoro!
Roberto Cavallo – Presidente AICA (Associazione Internazione per la Comunicazione Ambientale)
www.assaica.org