Riduzione dei rifiuti, un manuale in aiuto ai comuni

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di Alessio Ciacci

LIVORNO. Il primo rapporto nazionale sulla prevenzione e minimizzazione dei rifiuti urbani è stato realizzato da Federambiente (dal cui sito è scaricabile gratuitamente) ed Osservatorio nazionale dei rifiuti. Lo studio, curato da Irene Ivoi e Mario Santi, prende in esame proposte operative per attuare una seria politica di riduzione sui rifiuti urbani nei diversi contesti cittadini.

Nelle 174 pagine del volume, si prende in esame quattordici beni su cui è sperimentata e comprovata la possibilità di incidere, con politiche coraggiose, sulla produzione dei rifiuti ottenendo positivi risultati in termini di riduzione.

Negli ultimi anni, purtroppo, l’aumento dei rifiuti è stato una costante dal Nord al Sud d’Italia. Ovunque questo si traduce in un peso non solo per l’ambiente ma anche per le aziende di gestione dei rifiuti e dunque per i cittadini che si trovano a dover pagare tariffe in continuo aumento. Due delle leve fondamentali per ridurre l’impatto di questo problema sono dunque la raccolta differenziata e la riduzione degli scarti.

Le linee guida sono nate sulla scia del Forum nazionale sulla prevenzione istituito nel 2002 da Federambiente e dalla convenzione tra Federambiente e l’Osservatorio nazionale dei rifiuti attivato nel 2005. Obiettivo primo dell’iniziativa è quello di fornire idee e strumenti per rendere operative, a livello locale, politiche ed azioni di prevenzione della produzione dei rifiuti.

Dopo una articolata panoramica sui riferimenti normativi per la riduzione ed indicazioni pratiche su come mappare il territorio, si passa ad una efficace descrizione di esperienze avviate con successo in varie località nazionali.

Su ognuno dei beni presi in esame vengono indicati la rilevanza quantitativa sui rifiuti urbani prodotti, soluzioni di prevenzione e minimizzazione per lo specifico bene, i contesti su cui è possibile applicare le azioni di riduzione, i principali attori da coinvolgere per la buona riuscita delle azioni, criticità che si possono incontrare ed infine i risultati attesi.

I quattordici beni sono: le cassette per ortofrutta, gli imballaggi primari per liquidi alimentari, i pannolini usa e getta per bambini, lo stovigliame monouso, gli stopper in plastica monouso, gli alimenti (resti di pasti e alimenti ancora commestibili), contenitori per detersivi e detergenti liquidi, i beni ingombranti, i beni durevoli (elettrodomestici ed apparecchiature elettriche ed elettroniche), i farmaci, gli abiti usati, i rifiuti speciali assimilati, i rifiuti urbani biodegradabili ed infine la carta per usi commerciali gratuiti e per scrivere.

Non mancano dunque le possibilità, per le amministrazioni pubbliche e le aziende di gestione dei rifiuti che dimostrano di credere nella possibile riduzione dei rifiuti, per poter intervenire concretamente ed incidere nella produzione degli scarti.

Gli esempi di tutta Italia ed europei citati nel rapporto dimostrano che con una seria volontà politica ed una buona progettazione si riesce ad incidere anche significativamente sulla produzione dei rifiuti diminuendoli alla fonte, occorre lavorare affinché queste ipotesi si traducano presto in realtà.