Rifiuti urbani: in Italia 89mila posti di lavoro grazie al riciclo

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Rifiuti urbani: in Italia 89mila posti di lavoro grazie al riciclo

13174-riciclo_bigIl raggiungimento degli obiettivi europei in materia di riciclo di rifiuti urbani può generare in Italia consistenti ricadute occupazionali ed economiche nei prossimi anni. In occasione degli Stati Generali della Green Economy a Ecomondo 2014 – giunti alla terza edizione e inaugurati dal ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti – il Conai (Consorzio Nazionale Imballaggi) ha presentato un rapporto dal titolo “Ricadute occupazionali ed economiche nello sviluppo della filiera del riciclo dei rifiuti urbani”, realizzato in collaborazione con Althesys. I dati raccolti dallo studio presentato parlano chiaro: il raggiungimento degli obiettivi comunitari nell’ambito del riciclo dei rifiuti urbani – il 50% è la soglia fissata dall’Unione europea entro il 2022 – richiederà nel nostro paese la creazione di 89mila nuovi posti di lavoro.
Per l’Italia, tuttavia, la strada per il raggiungimento di tale obiettivo è ancora molto lunga. Attualmente, solo 1/3 dei rifiuti urbani viene riciclato, con percentuali che variano da regione a regione e un divario preoccupante tra Nord e Sud. Se infatti nel Meridione viene inviato in discarica mediamente il 60% dei rifiuti urbani, nelle regioni del Nord il conferimento di rifiuti in discarica si attesta al 22%.
In Italia è ampio il divario tra Nord e Sud in materia di riciclo di rifiuti urbani
(In Italia è ampio il divario tra Nord e Sud in materia di riciclo di rifiuti urbani)
Secondo i dati contenuti nella banca dati presentata poche settimane fa dal Conai insieme all’Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani), sette regioni hanno già raggiunto l’obiettivo del 50% di riciclo previsto dall’Unione europea (Piemonte, Lombardia, Trentino, Veneto, Friuli, Marche e Sardegna) e altre tre regioni sono vicine al traguardo (Emilia Romagna, Umbria e Valle D’Aosta, tutte e tre oltre il 46%), mentre solo Sicilia (10,7%), Calabria (14,5%), Basilicata (19,5%) e Puglia (21,3%) sono sotto la soglia del 25%. “La normativa europea sui rifiuti”- ha spiegato in proposito Walter Facciotto, direttore generale del Conai, durante la presentazione del rapporto a Ecomondo 2014 – “ha fissato obiettivi più ambiziosi rispetto al passato che a nostro avviso solo attraverso lo sviluppo della Green Economy potranno essere raggiunti. In particolare ciò significa realizzare una più marcata industrializzazione della filiera italiana del waste management: dalle economie di scala, agli investimenti in infrastrutture, fino allo sviluppo dell’innovazione e della ricerca”.
Alla luce dunque degli obiettivi da raggiungere, la filiera del riciclo in Italia contribuirà alla creazione di migliaia di nuovi posti di lavoro, con ricadute occupazionali sostanziose proprio al Centro e al Sud, grazie al necessario sviluppo del settore della raccolta differenziata. Nelle regioni del Nord, le nuove assunzioni previste riguarderanno invece in larga parte l’industria del riciclo. La gestione dei rifiuti urbani si avvia a generare nei prossimi anni un valore aggiunto vicino ai 2,3 miliardi, con investimenti previsti per 1,7 miliardi e un volume d’affari che si aggirerà intorno ai 6,2 miliardi.
AutoreDott. Andrea D’Ammando