Pomodoro italiano, accordo al ribasso: si perde il 20% del coltivato

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Pomodoro italiano, accordo al ribasso: si perde il 20% del coltivato

Sul Corriere ortofrutticolo leggiamo che per la prossima stagione conserviera industriale rischiamo una nuova invasione di pomodoro dalla Cina. Tanto che la superficie del Nord Italia destinata a questa coltivazione rischia di ridursi di almeno il 20%. La percentuale non è poca cosa: infatti nel 2011 erano 36mila gli ettari tra Veneto, Emilia e Lombardia destinati al pomodoro:ossia il 54% dei 67mila ettari nazionali dedicati all’oro rosso; il Sud occupa il 41% dei terreni disponibili con oltre 27mila ettari mentre il Centro Italia è impegnato con poco più di 3mila ettari.
Il perché è presto detto: l’accordo portato a casa dalle organizzazioni dei produttori del nord Italia e le industrie di trasformazione aderenti ad AIIPA pone un prezzo al quintale di pomodoro da trasformazione molto più basso rispetto allo scorso anno (84 euro a tonnellata contro le 88 del 2011) e pone standard più restrittivi rispetto alla qualità del prodotto.
La questione non sembri di poco conto, se come ha calcolato Coldiretti ogni famiglia italiana acquista durante l’anno almeno 12 chili di pelati, 11 chili di passate, 5 chili di pomodoro a pezzi e 3 chili tra concentrato di pomodoro e altri prodotti analoghi. Dunque se come si preannuncia si verificherà il calo del 20% dei terreni destinati alla coltivazione di pomodoro si verifiìcherà un crollo della produzione nazionale. Lo scorso anno, giusto per avere un riferimento, furono 4milioni è mezzo le tonnellate di pomodoro prodotte tra Lombardia, Emilia e Veneto.
Commenta cosi Uninpresa:
Si tratta di un accordo che non riconosce il giusto prezzo alla materia prima in quanto non copre neppure i costi produttivi, consiglieremo ai nostri associati imprenditori agricoli di non lavorare in perdita e, pertanto, di abbandonare il pomodoro per dedicarsi ad altre colture. Confidiamo che le OP del Sud Italia, seppur meno roboanti di quelle del Centro Nord, sappiamo fare meglio gli interessi dei produttori e arrivino ad un accordo con Anicav più equo di quelli firmati al Nord. Altrimenti gli italiani dovranno abituarsi a mangiare pelati, passate, sughi, ecc. fatti con pomodori provenienti da altre nazioni.