Il “Borgo ecologico” a Marzabotto. Laboratorio di sviluppo sostenibile al posto di una Cartiera e di un progetto di Centrale Turbogas

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Il “Borgo ecologico” a Marzabotto. Laboratorio di sviluppo sostenibile al posto di una Cartiera e di un progetto di Centrale Turbogas

Marzabotto, paese dell’Appennino emiliano, è noto per l’eccidio nazi-fascista della seconda guerra mondiale, ma il piccolo centro del bolognese oltre la giusta difesa della memoria partigiana è stato anche la sede di una cartiera. Una fabbrica antica che alimentava le sue macchine attraverso lo sfruttamento dell’energia del Reno, il fiume che bagna e attraversa anche Bologna, e che è stata dismessa in questi ultimi anni.
Un vero centro di archeologia industriale, come testimoniano la ex villa Rizzoli e altri manufatti esistenti, che si voleva trasformare in centrale Turbogas per compensare la perdita di occupazione ed economica. Un progetto archiviato grazie alle proteste di alcuni comitati di cittadini preoccupati per il possibile impatto negativo sull’ambiente. E grazie ad un progetto eco sostenibile finanziato da alcuni imprenditori emiliano romagnoli, guidati dalla bolognese Dismeco srl,  che hanno tirato fuori dieci milioni di euro.
Soldi investiti in impianti di riciclo di materie prime, energie rinnovabili, ricerca eco sostenibile, turismo verde indirizzato soprattutto ai bambini.
Alcune lavatrici che vengono recuperate e riciclate ogni giorno presso il “Borgo Ecologico” sorto a Marzabotto
E già si vedono i primi risultati del “Borgo ecologico”, il primo in Italia e al mondo per i progettisti, che già oggi tratta, recupera e ricicla 500 lavatrici al giorno più tonnellate di tanti piccoli elettrodomestici, mentre da settembre partirà il riciclo di lampade al neon e pc fuori uso.
Produzioni ad alto valore ambientale che sono alimentate da tecnologie energetiche rinnovabili con l’utilizzo del fotovoltaico, del mini eolico e della geotermia. Senza dimenticare l’utilizzo dell’acqua del Reno. Una vecchia conoscenza dell’area che da secoli utilizza l’energia del fiume per le produzioni industriali.
Il Borgo si estende su 45 mila metri quadri. A disposizione anche della Ricerca grazie ad un accordo con le Università di Bologna e quella svedese di Goteborg. Ricercatori impegnati a studiare metodologie e processi utili per il riciclo degli elettrodomestici e non solo.
Sapere da riversare nei processi produttivi, ma pure a disposizione dei bambini. Le nuove generazioni che saranno accolti nelle aule didattiche che si stanno predisponendo per lezioni di green economy. “Si tratta di un’ esperienza unica  in ambito di sviluppo sostenibile – spiega Claudio Tedeschi, Presidente della Dismeco -. Volgiamo investire in educazione, facendo vedere ai bambini, per esempio,  come si recuperano gli elettrodomestici di casa. Cosa si può produrre dalla lavatrice, dalla televisione o dal rasoio che il papà non usa più”.
Insomma, un vero “Borgo” laboratorio di nuove pratiche e stili di vita tutto green. All’interno di una suggestiva cornice di archeologia industriale del complesso che gli imprenditori stanno recuperando. Con un occhio all’arte, grazie al coinvolgimento di artisti che alla creatività sposeranno la fantasia nel recupero di materie prima plastiche e metalliche. Arte povera ma non in creatività.
Tutto Green