Riciclare conviene rispetto a smaltire

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Analisi dei costi e comparazione del sistema di smaltimento dei rifiuti “a freddo” ed “a caldo”
di Massimo Piras
Si ritiene determinante, sotto il profilo divulgativo generale e di supporto alle determinazione degli organi istituzionali competenti, porre a confronto le due tecnologie che si stanno affermando in Italia, basando il sistema di comparazione sul profilo di bilancio economico di gestione e dei relativi margini operativi d’impresa, al di là delle considerazioni già espresse di carattere ambientale in genere.
La riflessione in atto è suscitata dalla schiacciante supremazia sul piano finanziario della tecnologia detta “a freddo” che, oltre a rispettare la corretta gerarchia europea d’intervento, rappresenta oggi una consolidata anche se ancora minoritaria scelta industriale.
Si terrà in questa sede in esame quindi solo il ciclo di smaltimento finale, senza entrare nel merito delle tecnologie a monte costituite dalla fase di raccolta e selezione dei rifiuti sia urbani- R.S.U. che assimilati-R.A.U.
Si tenga pertanto conto dell’ulteriore dato che i Centri di Riciclo provvedono allo smaltimento degli imballaggi e della frazione secca totale (vetro, metalli, legno, tessili, carta e plastiche) con un grado medio di purezza, mentre gli impianti di incenerimento smaltiscono solo C.D.R..
Mettiamo quindi a confronto i dati ufficiali reperiti sulle due tipologie di impianto a raffronto: un Centro di Riciclo di Vedelago da 120.000 ton/anno per la tecnologia “a freddo” e l’impianto di pirolisi di Civitavecchia da 160.000 ton/anno per la tecnologia “a caldo”.
Si tenga presente che il costo di un impianto di pirolisi è nettamente inferiore ad un impianto di termovalorizzazione (che ha un costo stimato intorno ai 200 milioni di euro), o di gassificazione (che ha un costo stimato intorno ai 300 milioni di euro).
Quindi la comparazione è stata fatto con la tipologia più “economica”, dovendo moltiplicare per due o per tre i relativi costi a carico della collettività nelle altre tipologie peraltro molto più ricorrenti.
Conclusioni:
Si evidenziano pertanto alcune riflessioni di carattere generale in merito all’importo ed allo stesso meccanismo di finanziamento, in quanto a parità di capacità di smaltimento il sistema a freddo:
· Impiega un quinto delle risorse per la costruzione impianto
· Utilizza per questo risorse esclusivamente private, incentivando peraltro la nascita di una imprenditoria ambientale non assistita, realizzando un utile di impresa triplicato in rapporto
· Realizza un ciclo di gestione finanziato esclusivamente dai contributi di legge dei Consorzi nazionali di filiera, recuperando insieme ai materiali anche le risorse private accantonate dai produttori e pagata dai consumatori finali, e da attività industriale di recupero di scarti di lavorazione
· Realizza la condizione straordinaria di un conferimento a costo zero da parte dei Comuni dal momento che ,recuperando i materiali ed i relativi contributi di legge, rigira ai Comuni stessi il contributo di trasporto che compensa il costo di conferimento presso questi impianti (costo stimato intorni ai 60 €/ton),
· Realizza indirettamente un grandissimo risparmio per i bilanci comunali, dal momento che il costo di conferimento in discarica (previsto a Roma in circa 90 €/ton) viene azzerato, liberando ingenti risorse pubbliche. Tenendo conto che Roma smaltisce in discarica oggi circa 1,2 milioni di ton/anno parliamo di un possibile risparmio di circa 110 milioni di euro l’anno
· Libera le risorse accantonate dal GSE per le fonti energetiche alternative rinnovabili, promuovendo un ciclo virtuoso sia dal punto di vista della diminuzione dell’importazione di petrolio che dall’azzeramento dell’impatto ambientale da smaltimento rifiuti,
· Sviluppa una occupazione locale decuplicata rispetto alla tecnologia a caldo, data da un ciclo di selezione manuale che impiega oggi sull’impianto ipotizzato 100 dipendenti a fronte di circa 10 tecnici in un impianto di incenerimento
· Evita costi oggi incalcolabili a carico della collettività in merito ai costi di bonifica ambientale ed ai costi per il servizio sanitario nazionale dovuti a cure e ricoveri per allergie, malattie croniche e costosi trattamenti tumorali.
Carla Poli, Massimo Piras