Un calendario contro la fine del mondo

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calendario_esploso_lowUn calendario contro la fine del mondo
Ci troveremo ad abitare in centri urbani sommersi dai rifiuti come Italo Calvino aveva immaginato accadere agli abitanti di Leonia, tra le città invisibili la maggior vittima del consumismo più sfrenato? La domanda è stringente, come la metafora usata da Alessio Ciacci, animatore del movimento Rifiuti Zero. Oppure saremo forse costretti ad ascoltare l’appello silenzioso dell’ultimo albero rimasto in Amazzonia dopo la decimazione dei suoi simili a causa della siccità e del disboscamento selvaggio? Questi sono solo alcuni degli scenari che si aprono sfogliando capitolo dopo capitolo “Calendario della fine del mondo”, il libro edito da Intramoenia che accompagna il lettore in un viaggio tra dati, previsioni eanalisi sull’esaurimento delle risorse del Pianeta. Gli esperti che prendono la parola lo fanno senza indorare la pillola: i problemi che attanagliano la Terra vengono messi sul piatto senza essere edulcorati, in una sorta di vademecum delle varie crisi in atto, da quella dell’acqua a quella della biodiversità.
Attenzione però a non confondere un’ottica tanto obiettiva con una visione pessimistica del presente esoprattutto del futuro. Se un messaggio si può estrapolare dagli interventi che si succedono in “Calendario della fine del mondo” , così si può riassumere: cambiare rotta è possibile e necessario. Come afferma l’economista Serge Latouche nell’introduzione, la via che possiamo e dobbiamo intraprendere è quella della decrescita.
Sradicare la mentalità dell’usa – e – getta, che spinge ad attribuire una data di scadenza a merci e persone,privando tutto ciò che esiste del suo intrinseco valore. Cogliere la scommessa della costruzione di una “civilizzazione della sobrietà”, verso una “società dell’abbondanza frugale”. Sono queste le sfide chefanno da eco ad ognuno dei saggi che il libro raccoglie.
Ribalta i luoghi comuni sull’acqua Riccardo Petrella, docente universitario e animatore dei movimenti mondiali per l’acqua, nel suo contributo intitolato “La risorsa più essenziale: l’acqua è vita, non oro blu”. Non è vero che non c’è sul Pianeta abbastanza acqua per tutti: se 1,2 miliardi di persone sono tagliate fuori dall’accesso alle acque dolci la colpa non è di Madre Natura, ma del modello economico-culturale di cui le classi dominanti si sono fatte interpreti che vede l’acqua come una merce. Privatizzazioni e politiche di sicurezza idrica nazionale non rappresentano le soluzioni ai problemi presenti, ma solo il tornaconto dei più ricchi.
Ad esser necessario è invece un governo pubblico della risorsa idrica che consideri le spese per la sua gestione come un investimento collettivo da coprire attraverso la fiscalità generale e specifica. Solo in questa ottica, il futuro dell’acqua sarà migliore del suo presente: essa diventerà uno strumento di partecipazione attiva dei cittadini e, con un governo mondiale pubblico e giusto dei beni comuni, un motivo di pace e non di contese.
È l’atomo la risposta alla domanda energetica destinata a divenire sempre più pressante in vista dell’esaurimento delle fonti fossili? Non la pensa così Mario Agostinelli, che nel suo saggio svela i retroscena di quella che definisce “la favola dell’inesauribilità dell’energia nucleare”. L’uranio non è infinito, tutt’altro: le rocce da cui viene ricavato con processi estrattivi complessi ed onerosi ne contengono quantità molto diluite. Basti pensare che per un solo grammo di U – 235 servono 7 tonnellate di minerale lavorato in miniera. Attualmente, la produzione di uranio soddisfa soltanto la metà del fabbisogno calcolato in base ai reattori esistenti. Le cose non andranno certo migliorando in seguito: il minerale presente sul mercato scarseggerà sempre di più e i prezzi, come già hanno iniziato a fare, aumenteranno vertiginosamente. Le conclusioni si tirano da sole: investire nel nucleare non è lungimirante, le fonti su cui puntare sono altre.
Questi sono soltanto una piccola parte dei numerosi spunti di riflessione che “Calendario della fine del mondo” propone. Tutto ciò affinchè di fine del mondo continuino ad occuparsi registi e romanzieri: tutti gli altri si mettano a lavoro per un nuovo inizio.
di Laura Gianni, Volonmtariato Oggi