Corruzione: c’è chi dice no. La rivoluzione dei Signori Rossi

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Corruzione: c’è chi dice no. La rivoluzione dei Signori Rossi

rapahelIntervista a Raphael Rossi. Di lui Milena Gabanelli disse che sarebbe dovuto diventare personaggio dell’anno. Un giovane manager torinese, attualmente presidente della holding Iren s.p.a., esperto di rifiuti e differenziata, che di fronte all’offerta di una corposa stecca disse no e andò in procura a denunciare.
Eppure Rossi di sé dice: “ho fatto una cosa normalissima, come fermarsi al semaforo quando è rosso”. Da Torino a Napoli a Reggio Calabria per dire che “è tempo di rifiuti zero. Non è possibile pensare che nel futuro noi si continui a nascondere massicciamente rifiuti sotto terra o in aria, o addirittura in mare. Se non sarà per volontà sarà per necessità ma il futuro sarà ad “economia circolare” cioè invertendo il modello di estrazione lineare di risorse dall’ambiente e di re-immissione massiccia di rifiuti, in un modello che ispirandosi dalla natura trovi in se stesso e nei propri rifiuti le materie prime del futuro”.
Dottor Rossi come è nato il suo impegno anticorruzione?
Da quindici anni il mio lavoro è l’organizzazione della gestione dei rifiuti urbani ed in particolare della raccolte differenziate. Ho avuto la fortuna di progettare sistemi di raccolta differenziata che hanno dato risultati eccellenti in molte città italiane, da Roma a Trento, da Bari a Parma. Quando ero amministratore dell’azienda dei rifiuti della città di Torino, l’Amiat fermai un acquisto inutile da 4,3 milioni di euro e per farmi cambiare idea il presidente della azienda mi offrì una mazzetta per una cifra prima di 50 e poi fino a 125 mila euro. Lo denunciai e dopo una lunga indagine lui e i proponenti il macchinario furono arrestati e poi il processo di primo grado accertò la corruzione e emise sentenze di condanna.
Una vicenda esemplare, ma le istituzioni come hanno reagito?
Visto che l’Italia è un paese che funziona al contrario di come dovrebbe, tutto è andato alla rovescia, sono stato l’unico del Cda di quell’azienda a non essere rinnovato e da quel giorno non ho più lavorato in Piemonte mentre alcune delle persone coinvolte nella vicenda sono state promosse.
Raphael Rossi
Ho capito in quei giorni dalle mille difficoltà, che non bastava la denuncia, il processo le condanne poi regolarmente prescritte; ho capito che la corruzione si contrasta innanzitutto socialmente con l’impegno dei cittadini, creando cultura, mobilitazione. Bisognava prendersi cura della cosa pubblica, bisognava, da cittadini, in tanti difendere lo Stato. Impegnarsi e mobilitarsi da cittadini per contrastare la corruzione.
Flash mob ai semafori rossi e stop alla corruzione, perché si può essere corretti e non corrotti. Chi sono i Signori Rossi?
Abbiamo creato una associazione che voleva sostenere quella maggioranza di signori rossi, italiani qualunque, che ogni giorno si trovano di fronte ad episodi di corruzione e vogliono reagire. L’articolo 4 della Costituzione italiana dice che “Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”. Io nel contrastare l’episodio di corruzione che citavo, ho ricevuto una solidarietà straordinaria da moltissimi cittadini e l’attenzione di alcuni media. Abbiamo quindi scelto di ri-orientare quell’entusiasmo verso altri “signori rossi – persone comuni corrette e non corrotte” che potevano averne bisogno. Tra le diverse iniziative abbiamo costituito lo sportello SOS corruzione con cui aiutare chi vuole contrastare la corruzione e ci siamo resi conto che uno strumento del genere dovrebbe essere istituito dallo Stato.
Stop alla corruzione ai semafori di mezzomondo. Nella matriosca della responsabilità, chi può fare cosa?
Raphael Rossi
La corruzione distrugge risorse e diritti. Non è purtroppo uno slogan, è una tassa occulta da mille euro a italiano l’anno, dieci volte la famigerata Imu, buttati via. E ci nega pure l’esigibilità dei diritti dandoci come favore quello che ci sarebbe dovuto. Se a L’Aquila, crolla la casa dello studente, è per caso? Se in Italia per i giovani che cercano lavoro, contano più le “conoscenze di papà” che il merito, è per caso?
Noi abbiamo ritenuto che tutto questo fosse insostenibile e abbiamo deciso di mobilitarci e in una fredda e nebbiosa Torino. Abbiamo realizzato un flash mob che ha avuto un successo travolgente e poi tempo dopo una fantastica coreografia teatrale per la strada davanti al Palazzo di Giustizia di Torino, per dire Stop alla corruzione. In questa mobilitazione ognuno ha fatto quello che sapeva, gli avvocati hanno risposto alle domande delle persone che si rivolgevano allo sportello SOS corruzione, i ragazzi del master di giornalismo hanno raccontato episodi di corruzione, i creativi hanno costruito momenti di mobilitazione e impegno. Tutti contro la corruzione. Questo è il movimento dei signori rossi.
Lei è un esperto nel settore dei rifiuti, è stato perfino a Napoli nel momento di massima emergenza, cosa le ha lasciato quell’incarico e qual è la sua opinione sul tema a livello nazionale?
Si sono stato due volte, da consulente nel 2007 progettando il primo quartiere dove si fece la raccolta porta a porta, superando il 60% di RD e poi da presidente e amministratore della società comunale dei rifiuti nel 2011. La seconda volta era più grave, arrivavo in un momento in cui i rifiuti arrivavano al primo piano delle case, in cui l’estate era alle porte e i cumuli di rifiuti venivano incendiati ogni notte.
Raphael Rossi
Abbiamo reagito con energia ma con rigore portando i rifiuti via nave in Olanda a costi molto più ridotti che negli impianti della Campania. Oltre questa attività emergenziale abbiamo attivato la raccolta differenziata porta a porta in città partendo proprio da Scampia dove ho ricordi molto belli ma anche duri. A livello nazionale penso che non possa essere pensata la gestione dei rifiuti se non ponendosi l’obiettivo di non produrne più. Rifiuti zero. Non è possibile pensare che nel futuro noi si continui a nascondere massicciamente rifiuti sotto terra o in aria, o addirittura in mare. Se non sarà per volontà sarà per necessità ma il futuro sarà ad “economia circolare” cioè invertendo il modello di estrazione lineare di risorse dall’ambiente e di re-immissione massiccia di rifiuti, in un modello che ispirandosi dalla natura trovi in se stesso e nei propri rifiuti le materie prime del futuro.
E’ autore di C’è chi dice no, un libro realizzato insieme a Stefano Polito e Alberto Robiati, come sta andando?
Il libro che abbiamo scritto per Chiarelettere e che è in libreria dall’autunno scorso è il racconto delle esperienze cui accennavo, è un racconto ma anche una medicina, un balsamo per la nostra Italia malata di corruzione, sprechi, incompetenza e disinteresse verso i beni comuni. E’ un testo che racconta come si possano gestire i beni comuni con amore, competenza e lungimiranza. Racconta sia degli scontri con l’illegalità nella gestione dei rifiuti a Torino, entrando nei dettagli di un “sistema” di potere, ma anche spiegando come si possa costituire presidio pubblico in difesa dei beni comuni e concretamente il modo in cui poi abbiamo gestito aziende pubbliche dei beni comuni, e di come purtroppo anche a Napoli la politica non abbia resistito a chiedere assunzioni che io ritenevo illegittime.
Ha lavorato anche in Calabria, cosa ha significato per lei conoscerne i mille volti?
In Calabria sono intervenuto da amministratore delegato di un’azienda di rifiuti, una mista pubblico privata. Ho conosciuto i volti della dignità dei lavoratori, calpestata da anni di violazione di diritti, ma anche i profittatori che scambiavano per debolezza l’esigenza di riconoscere diritti violati. Ho visto cittadini che sopportano tasse e tariffe elevatissime e servizi miserrimi ma che chiedevano “solo” di poter fare la raccolta differenziata. Ho visto lavoratori splendidi, colti preparati, frustrati e offesi di essere accomunati alla ‘ndrangheta, ma ho visto anche burocrati inefficienti e il cui unico cruccio era scaricare la responsabilità della loro incapacità. Ho visto insomma tutta la bellezza e tutte le miserie della nostra bellissima Italia, solo alcune più forti che altrove.
Lucia Lipari – Calabriaonlineweb