Materie prime: i rifiuti riciclati sono la migliore alternativa a chi ne ha poche come l’Italia

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Materie prime: i rifiuti riciclati sono la migliore alternativa a chi ne ha poche come l’Italia

La difficile congiuntura economica che sta vivendo l’Italia si fà inevitabilmente sentire anche nel riciclo. Di fronte a consumi e produzione in ribasso, cala anche il riciclo dei rifiuti e la domanda di materie prime ricavate dai rifiuti. Lo rileva il rapporto ‘L’Italia del riciclo 2011’, realizzato da Fise Unire (l’associazione di Confindustria che rappresenta le aziende del recupero rifiuti) in collaborazione con la Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile.
Una tendenza, questa, che interrompe  il trend positivo degli ultimi anni:  nel 2010, infatti, il riciclo nel nostro Paese aveva registrato un incremento del 40% rispetto al 2009 (che invece si era chiuso con un a diminuzione del 25%), vale a dire un totale di 34 milioni di tonnellate di materiali sottratti alle discariche.
Dati alla mano, nel 2010 assistiamo complessivamente a un aumento, in media pari al 65%, dei tassi di riciclo in tutte le filiere, con l’acciaio che registra un boom del +67,9%. In pratica una lattina su tre è ricavata da altre lattine riciclate.
Gli incrementi più consistenti si registrano nel settore dell’aluminio (+49,7%), del legno (+10,8%) e del vetro (+8%). Un altro dato significativo: da sola l’Italia soddisfa circa il 60% del fabbisogno di materia prima del suo consistente comparto di produzione di mobili in legno riciclato.
Il 2010 ha segnato anche lo sviluppo del sistema di raccolta e gestione dei RAEE (i rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche), giunto a quota 245.000 tonnellate, centrando l’obiettivo europeo dei 4 chilogrammi pro-capite.
Aumentano poi sia la quantità di rifiuti organici trattati (aumentato di 400.000 tonnellate dal 2008 al 2009) che le esportazioni, soprattutto verso i paesi in forte sviluppo economico, Cina su tutti. D’altra parte si stima che la raccolta differenziata dell’umido e del verde abbia raggiunto 3 milioni di tonnellate nel solo 2010. Numeri estremamente interessanti.
Lo studio Fise Unire ha riguardato ben 15 filiere. “Il rapporto sull’Italia del riciclo – ha riferito il presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, Edo Ronchi – ci fa vedere che non c’è solo la crisi dei rifiuti di Napoli ma che esiste in questo Paese una vasta attività di riciclo dei rifiuti che, in non pochi settori, è fra le più avanzate d’Europa. Abbiamo intere Regioni dove le raccolte differenziate sono intorno al 50% e settori come quello degli imballaggi dove si ricicla il 64% dell’immesso al consumo”.
L’Unione Europea ha fissato l’obiettivo di rendere, entro il 2020, il ricico e il riuso dei rifiuti economicamente interessanti, grazie alla diffusione della raccolta differenziata e allo sviluppo di un mercato delle “seconde” materie prime. In Italia rappresenta una valida alternativa alle materie prime, di cui il paese è carente.
Tuttavia,  il riciclo cresce soltanto nei settori dove storicamente esiste un mercato, mentre fanno fatica ad affermarsi nei comparti e nelle aree geografiche dove non c’è sufficiente domanda, o dove vi sono condizioni di mercato o di contesto che non favoriscono il recupero.
Un diffuso sotto-dimensionamento che impedisce alle aziende di competere con i propri concorrenti esteri e sul territorio nazionale. Per questo, occorre incentivare le realtà imprenditoriali anche tramite delle forme di aggregazione, le cosiddette forniture verdi.
I dati del rapporto sono incoraggianti per il settore del riutilizzo delle materie ricavate ma indicano che la crisi economica facendo diminuire i consumi e la  produzione, trascina verso il basso il riciclo dei rifiuti.
di Claudio Riccardi