Nasce a Lucca il centro studi per salvare i Castagni

Home Ambiente Nasce a Lucca il centro studi per salvare i Castagni
Nasce a Lucca il centro studi per salvare i Castagni

La struttura sorgerà a Montefegatesi e si specializzerà nella guerra al cinipide che uccide gli alberi.
Sollecitata dai molti castanicoltori della zona, l’amministrazione comunale ha deciso di intervenire per salvare i castagni colpiti dal cinipide. Il progetto intende usare l’edificio della scuola di Montefegatesi per costituire un centro di studio e ricerca sull’insetto che sta devastando i boschi e l’attività di molte piccole aziende locali (i raccolti, quest’anno, in alcune zone sono precipitati anche del 90%). La proposta ha trovato il parere favorevole dell’Unione dei Comuni. La realizzazione di questo centro, accolta con favore anche dai cittadini del posto, ha trovato l’adesione del professor Massimo Giambastiani dell’Università di Firenze e del presidente della Città del Castagno di Castelnuovo Ivo Poli. Sono previsti incontri nelle scuole per sensibilizzare gli studenti a questo problema e tra le proposte dell’amministrazione spicca la riproposizione della “festa degli alberi”, in ottobre. Il Comune si sta attivando anche per proteggere i tigli del viale di Fornoli; molti esemplari sono stati abbattuti negli anni passati. Per questo motivo si lavora a un progetto con la Provincia per riqualificare tutta l’area, di pertinenza della Provincia ma che trova forte l’impegno del Comune. Il problema di questo viale era sorto già nella passata amministrazione quando alcuni cittadini avevano chiesto come mai alcuni tigli, apparentemente sani, erano stati tagliati. Ultimamente di nuovo tornato alla ribalta perchè su alcuni fusti appare una grande “M”. L’assessore De Mattia vuole rassicurare i cittadini preoccupati spiegando che «le nuove piante contrassegnate risulterebbero pericolose ma hanno ancora bisogno della verifica di uno specialista nominato della Provincia Inoltre le drastiche potature degli anni passati hanno preoccupato gli agronomi, i quali si sono accorti che i grossi tagli, specie se non protetti, erano fonte di funghi e marcite. Per fortuna , grazie a nuove piattaforme aeree, si è cambiato il metodo di potatura, innalzando i tagli e riducendo le sezioni». In passato il gruppo Salviamo i tigli di Fornoli aveva richiesto analisi sui tigli soppressi, eseguite dalla Forestale di Firenze: era emerso che le piante erano morte per fitotossicità, ma non si escludeva la mano dell’uomo. Da qui la richiesta dei cittadini di un progetto condiviso sul reimpianto che coinvolgesse prima di tutto la Provincia, ma anche la Soprintendenza e la direzione scolastica. Rossana Federighi – Il Tirreno