Settemila uccelli acquatici nel padule, Wwf: «Serve zona protetta Della Gherardesca»

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Settemila uccelli acquatici nel padule, Wwf: «Serve zona protetta Della Gherardesca»

uccelli-padule-occhione-320x234Come tutti gli anni anche questo gennaio si stanno tenendo in contemporanea in tutta Europa gli IWC, International Water-bird Count. Sono i censimenti degli uccelli che svernano nelle zone umide e che sono organizzati in Toscana, per conto della Regione, dal COT, Centro Ornitologico Toscano, che si avvale di esperti selezionati dall’ISPRA.
Martedì è stata la volta del comprensorio del padule, l’area una volta occupata dal vasto lago di Sesto, o di Bientina, dove una decina di volontari, mappe alla mano, ma soprattutto con una profonda conoscenza del territorio, si sono distribuiti nel contare le presenze di aironi, cormorani, anatre e di tutti gli altri uccelli legati agli ambienti umidi.
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La vasta area, che va dai confini degli abitati di Bientina, Altopascio e Porcari fino alla base dei Monti Pisani e delle Cerbaie, è una delle zone umide più importanti della Toscana e le presenze ornitiche lo confermano annualmente.
Grazie alla zona protetta, che ha il suo centro trainante nell’Oasi WWF del Bottaccio ed nella ‘cugina’ e confinante del Tanali, gestita da Legambiente, l’importanza conservazionista dell’area cresce e si consolida ogni anno di più, come è stato riconosciuto recentemente dal Ministero dell’Ambiente che, con Decreto del 21 ottobre 2013, ha dichiarato l’area zona umida di importanza internazionale ai sensi della “Convenzione relativa alle zone umide di importanza internazionale, soprattutto come habitat degli uccelli acquatici”, firmata a Ramsar il 2 febbraio 1971. Un ultimo tassello manca ancora perché i risultati finora ottenuti possano essere duraturi: la protezione degli specchi d’acqua Della Gherardesca, che purtroppo sono rimasti esclusi dalla appena istituita zona Ramsar e che oggi costituiscono l’area più importante del padule per la sosta, lo svernamento e la riproduzione di anatre e svassi.
Oltre duemila anatre (germani, alzavole, moriglioni, mestoloni, codoni, fischioni, morette), duemila pavoncelle (ancora una volta uno dei siti più importanti d’Italia per la specie) ed autentiche rarità come l’occhione ed una grande aquila anatraia, testimoniano la grandissima valenza ambientale di questo lembo di territorio, meritevole di essere salvaguardato da cementificazioni e dalla eccessiva pressione venatoria.
La zona protetta risulta attualmente un mosaico di diversi istituti: Riserva naturale, ANPIL, zona di protezione lungo le rotte migratorie, oasi comunali, divieti di caccia di istituzione provinciale, altre di matrice regionale. Da anni si sta lavorando, anche con l’aiuto del Consorzio di bonifica e degli enti locali, per la razionalizzazione e l’unione di tali territori sotto un unico istituto di Riserva naturale con la relativa area contigua, che meglio potrebbe gestire e reperire risorse per una corretta ed ampia fruizione.
Già oggi, comunque, appassionati da tutta Italia si recano nell’area, attratti dalla qualità e quantità degli uccelli e degli ambienti ed è recentissima a sua inclusione nella pubblicazione ‘Birdwatching in Italia’ che descrive i migliori luoghi dove osservare gli uccelli nel nostro paese.
Così i dati raccolti annualmente dal COT dall’ormai lontano 1987 saranno a disposizione della Regione, utilizzabili per meglio programmare le attività, prime fra tutte quella venatoria e quella di conservazione, che fanno parte integrante ed importante delle competenze dell’ente.
A noi piace vedere come un ambiente, un’area che una ventina di anni or sono veniva considerata ‘terra di conquista’ da inquinatori e speculatori, grazie anche al nostro contributo, abbia oggi sempre più chiara davanti a se una radiosa vocazione turistico ricreativa e possa essere a vario titolo annoverata tra le più interessanti d’Italia.