La resa della ministra: «Fallita la prevenzione»

Home Ambiente La resa della ministra: «Fallita la prevenzione»
La resa della ministra: «Fallita la prevenzione»

MALTEMPO. «Il piano straordinario per il dissesto è fermo al palo». In commissione Ambiente la Prestigiacomo svela il bluff del governo.
Meglio tardi che mai, verrebbe voglia da dire. Se non fosse che in gioco c’è l’incolumità di migliaia di persone. Sta di fatto che ieri, nel corso dell’audizione in Commissione ambiente del Senato, il ministro Prestigiacomo ha di fatto certificato il fallimento della politica ambientale dell’attuale esecutivo: «Di fatto il Piano straordinario per il dissesto in molte regioni è ancora fermo al palo. Ad oggi – aggiunge il ministro – al ministero dell’Ambiente non è stata assegnata alcuna risorsa». Come se non bastasse, «con il decreto legge di agosto, tutte le risorse Fas statali, incluse quelle per il dissesto, sono state cancellate». Obiettivo del Piano anti-dissesto, osserva Prestigiacomo, è quello di programmare in maniera unitaria le risorse disponibili realizzando «un complesso di interventi quanto più possibile organico e coordinato». Quello, insomma, che è mancato finora.
Il valore complessivo degli accordi di programma sottoscritti con le regioni è pari a circa 2.155 milioni di euro, così suddivise: 800 milioni delle risorse Fas statali destinate dalla Finanziaria del 2010, 400 milioni dal bilancio del ministero, 954 milioni delle risorse regionali. Il ministro precisa però che, «nel corso della discussione sul disegno di legge di Stabilità, ci sono state garanzie per un’assegnazione di 150 milioni». Risorse che, secondo Prestigiacomo, sono «assolutamente insufficienti». Infine nella legge di Stabilità – rileva il ministro – sono inclusi «gli interventi per il dissesto idrogeologico tra quelli finanziabili con il fondo per lo sviluppo e la coesione», oltre ad esserci «un’intesa per destinare a tale finalità 500 milioni». Situazione disperata, dunque, per un Paese dove il 9,8% della superficie «è ad alta criticità idrogeologica, mentre il problema del dissesto riguarda 6633 comuni in Italia». Ossia, l’81,9% del totale. Dura la reazione dell’opposizione alle parole del ministro. «Il ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, ha certificato che il Piano straordinario per la messa in sicurezza del suolo non esiste più».
A sostenerlo, a nome dei senatori del Pd, Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, esponenti del Partito democratico in commissione Ambiente a Palazzo Madama. «Meglio di qualunque esponente dell’opposizione – affermano i due senatori del Pd – il ministro ha formalizzato il fallimento principale dell’impegno che il governo ha assunto sull’ambiente». In questo modo, concludono Della Seta e Ferrante, «nei giorni in cui ancora si piangono le vittime dell’alluvione che ha colpito Liguria e Toscana viene così messa in evidenza l’inadeguatezza dell’esecutivo». Divenuta «intollerabile» per Ermete Realacci, responsabile green economy del Pd: «Sono anni – prosegue – che denunciamo il taglio metodico e continuativo delle risorse destinate alla manutenzione del territorio che, dai già insufficienti 500 milioni stanziati dal Governo Prodi, sono state in sostanza annullate». Secondo Roberto Reggi, sindaco di Piacenza e vice presidente Anci «investire sulla prevenzione al dissesto idrogeologico è diventata un’esigenza imprescindibile».
Il primo cittadino di fatto risponde anche alle dichiarazione del prefetto Franco Gabrielli. Il Capo della Protezione civile infatti, parlando della tragedia che ha colpito la Liguria, ha puntato il dito sulla politica del condono, ribadendo l’importanza della prevenzione a discapito di una cultura fatalista dei disastri. «In questi anni- ha aggiunto Reggi – come Anci, abbiamo contrastato la politica del condono proposta e reiterata dal governo, proponendoci come soggetti attuatori della prevenzione del dissesto idrogeologico. Non ci stiamo – aggiunge Reggi – ad essere considerati corresponsabili, o peggio, responsabili diretti dei disastri di questi giorni, occorrono risorse straordinarie che non possono essere attinte soltanto dai bilanci comunali ma che piuttosto debbono essere programmate attraverso un Piano nazionale di prevenzione».
Vincenzo Mulè
Terra