Acquisti, metà in euro e metà in «scec». Un «buono» per fare pagamenti ridotti

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Acquisti, metà in euro e metà in «scec». Un «buono» per fare pagamenti ridotti

Colorati e di diverso colore integrano la moneta corrente nel coprire il costo di un bene o di un servizio
In Italia 15.ooo soci e 3000 aziende. In centro è già boom.
NAPOLI — Un pagamento «solidale» per rendere il costo della vita più accessibile in un momento di grande crisi. Nasce da qui l’idea tutta napoletana di creare lo «Scec», una sorta di «moneta» che può essere utilizzata per saldare parte di una prestazione professionale o di un bene, salvando in questo modo il potere d’acquisto dei consumatori. Menti, di quello che ormai è un trend irrefrenabile: Aniello De Gennaro, Fabio Filippi, Giacomo Faiella, Vittorio Di Resta e Luca Vannetiello assieme all’associazione Masaniello.
E proprio Vannetiello, medico chiropratico, spiega la genesi e il segreto di un successo in rapida ascesa: «Il progetto è nato a Napoli e proprio per questo i primi Scec sono stati realizzati usando immagini a noi molto vicine. Tra quelle più note: la dea Partenope, il Vesuvio o Masaniello. Poi, visto che si affrontava un tema molto diffuso e particolarmente sentito, il tutto si è rapidamente esteso, allargandosi in tutta Italia. In questo, il ruolo di internet è stato essenziale. Molte associazioni che avevano ipotizzato di sviluppare iniziative analoghe hanno infatti colto la palla al balzo mettendosi in contatto con noi».
Ed è così che è nato quello che ora viene definito l’arcipelago dello Scec; in sostanza un coordinamento nazionale grazie al quale ogni regione si configura, appunto, come l’isola di un arcipelago. «Tengo a precisare — continua Vannetiello — che gli Scec non sono delle vere e proprie monete. Non possono essere convertiti con alcuna valuta, né si possono usare in modo esclusivo per acquistare un bene. E’ più corretto parlare di una sostituzione di prezzo, nella quale ogni Scec vale un Euro». E il mondo degli Scec è veramente ampio e dettagliato, come è semplice capire se ci si collega al sito www.scecservice.org. Dal portale si possono infatti attingere informazioni di ogni genere sul progetto e, soprattutto, si può scegliere di iniziare a provare questa innovativa metodologia di acquisto. È bene chiarirlo, senza cacciare un solo Euro. Basta registrarsi e immediatamente si ottiene un vero e proprio conto corrente con 100 Scec, che possono poi essere riscossi presso alcuni «Scec point» della città. Tutto incomincia da qui, e il concetto è molto semplice. «In sostanza — dice ancora il medico — una parte del prezzo viene sostituito con un prodotto che ha delle caratteristiche. Una particolarità dello Scec è che non si lega al debito, un fatto non da poco se si considera che oggi giorno non esiste settore che non sia inquinato da meccanismo del debito. E poi, tutti possono decidere di entrare a far parte di questo mondo».
In altri termini, qualsiasi professionista o titolare di un esercizio commerciale può decidere di adottare il sistema ed esigere dal consumatore, o dal cliente, solo una parte del prezzo in euro, sostituendo la differenza con Scec che poi a sua volta userà per acquistare parte di un altro bene o servizio. Un sistema che in Italia è stato adottato da più di 15mila soci, con tremila aziende iscritte. E solo tra Napoli e provincia ha coinvolto già più di 500 attività commerciali. Tra i più noti sostenitori in città, la cartoleria Fratelli Amodio di Portalba, le librerie di Dante e Descartes, la libreria Treves. E ancora le pizzerie I Decumani e Fratelli Sorbillo. La lista completa dei punti dove «spendere» i propri Scec è disponibile sul sito web, dove peraltro si può trovare risposta a qualsiasi altra domanda per iniziare a risparmiare
Raffaele Nespoli
Corriere del Mezzogiorno