L’inceneritore produce troppa diossina, ennesima chiusura in Toscana

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L’inceneritore produce troppa diossina, ennesima chiusura in Toscana

Livelli di diossine superiori alla norma hanno imposto la chiusura di una delle due linee dell’inceneritore di Pisa. Le analisi hanno indicato valori di diossine fra 0,1 e 0,2 ng/m3 Teq dove il limite è 0,1. I risultati delle analisi sono stati comunicati ad Arpat e provincia di Pisa che hanno imposto lo spegnimento della linea.
Dopo le analisi fatte dalla Geofor, società che gestisce l’impianto, sono state ripetute anche da Arpat le operazioni di campionamento dei fumi nell’intervallo di tempo, tra le 9 e le 17, in cui la linea è stata spenta in sicurezza. I risultati delle analisi saranno disponibili nei prossimi giorni.
Allarme diossina, Legambiente: “Perchè questi ritardi nella comunicazione dell’episodio?”
Dopo la chiusura nella giornata di mercoledì della linea 2 dell’inceneritore, l’associazione ambientalista chiede chiarimenti su quanto accaduto e rilancia: “Alla luce di questa notizia appare ancor più inopportuna la scelta di chiudere la centralina di analisi della qualità dell’aria a Oratoio”. E sul piano dei rifiuti Legambiente ribadisce: “È rischioso e sbagliato impostare il problema rifiuti dal fondo, cioè dal loro smaltimento, bisogna invece partire dall’origine: la riduzione della materia rifiutata e il suo massimo recupero”
C7cde10fd9cbc4d8a544ee5a96869e48 Foto di Riccardo Romeo
Arrivano le prime reazioni e richieste di chiarimento per quanto è accaduto e sta accadendo all’inceneritore di Ospedaletto dopo la decisione nella giornata di mercoledì 2 novembre di chiudere la linea 2 dell’impianto. A seguito di un campionamento effettuato da Geofor lo scorso 27 settembre infatti, i valori riscontrati relativi alla diossina sono stati fra lo 0,1 e 0,2 ng/m3 TEQ dove il limite è 0,1; mentre è rimasta regolarmente attiva la linea 1 controllata nello stesso periodo e i cui valori sono invece nella norma.
Da qui la comunicazione dalla stessa Geofor all’Arpat e alla Provincia sulla situazione e la decisione in via cautelativa dello spegnimento della linea interessata, prevedendo un campionamento dei fumi nelle ore immediatamente precedenti le operazioni di spegnimento in sicurezza.
A prendere subito la parola è il Circolo di Legambiente di Pisa che invita a non sottovalutare quanto accaduto: “L’allarme è serio e deve essere considerato con attenzione, e ci auguriamo che le analisi in corsa ci possano tranquillizzare”.
“Intanto, però – evidenzia Roberto Sirtori a nome dell’associazione ambientalista – ci chiediamo i motivi del ritardo con cui è stato comunicato il superamento dei limiti di legge: la misura effettuata nell’impianto Geofor è del 27 settembre, la comunicazione ad Arpa è del 2 novembre”.
“Come anche bisogna ricordare – insiste Sirtori – che le soglie per le concentrazione degli inquinanti dannosi alla salute sono valori stabiliti per legge, ma il danno esiste sempre, proporzionale alla concentrazione: più inquinanti più danno, meno inquinanti meno danno, mai danno zero”.
Questo nuovo episodio ripone quindi numerosi problemi a partire da quello della qualità dell’area in questa zona della città e del suo monitoraggio. “Alla luce di questa notizia – aggiungono da Legambiente – appare ancor più inopportuna la scelta di chiudere la centralina di analisi della qualità dell’aria a Oratoio, quella a valle dei venti dominati provenienti da Ospedaletto, che ha sempre fornito i dati peggiori per la città di Pisa. Non potendo chiudere l’inceneritore, si chiude la prova della sua azione inquinante?”
Ma per l’associazione ambientalista questo nuovo allarme deve essere l’occasione “per mettere sul tappeto il problema della presenza di inceneritori nel prossimo futuro sul nostro territorio. Infatti soggetti privati potrebbero costruirne qualcuno per rifiuti industriali in forma di pirogassificatore e il prossimo piano interprovinciale della costa toscana potrebbe prevedere la costruzione di un grande nuovo inceneritore (a Livorno?)”.
“Da parte nostra – spiega Sirtori – ci auguriamo che il piano voglia, invece, realizzare le buone azioni preventive, come la possibile riduzione dei rifiuti, la raccolta differenziata di qualità, la realizzazione di impianti di selezione e pretrattamento, dopo le quali la quantità e la qualità dei rifiuti da smaltire è tanto ridotta da rendere inutile la costruzione dei costosissimi inceneritori che, inevitabilmente, costituiscono una pesante sorgente di inquinamento atmosferico”.
“È rischioso e sbagliato – conclude – impostare il problema rifiuti dal fondo, cioè dal loro smaltimento, bisogna invece partire dall’origine: la riduzione della materia “rifiutata” e il suo massimo recupero”.
Si tratterà di vedere se queste richieste da parte del mondo ambientalista verranno ascoltate dalla politica cosa che ancora non è avvenuta. Nella giornata di ieri inoltre, nessuno dei tre soggetti interessati – Arpat, Geofor e Provincia – ha fornito ulteriori spiegazioni e rassicurazioni su quanto accaduto, non sono giunte infatti comunicazioni di alcun tipo. Si attendono quindi i risultati degli esami effettuati prima dello spegnimento della linea, nonché più puntuali chiarimenti su quanto accaduto all’inceneritore di Ospedaletto.